Tecnologia 5G, parla la Teko Telecom di Castel San Pietro: «La legge italiana tra le più restrittive in materia»
Tra le realtà che già da anni stanno lavorando allo sviluppo della tecnologia 5G c’è anche Teko Telecom, da non confondere con Telecom-Tim ma azienda del gruppo americano Jma Wireless, con sedi in via Meucci (ricerca e sviluppo), via Emilia ponente (stabilimento produttivo) e via Emilia levante (polo formativo, museo e foresteria). Teko Telecom sviluppa e realizza, ad esempio, gli apparati utilizzati dagli operatori telefonici per riprodurre il segnale delle reti radio-cellulari nelle zone meno coperte o in cui è necessaria una capacità maggiore, come metropolitane, stadi, grandi edifici.
Negli ultimi tre anni lo sviluppo del settore ha portato l’azienda a potenziare il proprio organico, prevedendo ben 260 unità in più, e a progettare una nuova sede che nel 2020 sorgerà sull’area dell’ex Piana cosmetici. Lo scorso luglio ha lanciato il prototipo del suo primo prodotto 5G, sviluppato nelle sedi di Castel San Pietro e Dallas e destinato al mercato italiano, europeo e statunitense: un prodotto studiato per consentire connessioni wireless ultraveloci, di qualità, pervasive e affidabili in ambienti chiusi e, in particolare, nelle imprese 4.0, dove tutte le informazioni sui processi produttivi correranno sempre più in rete. Abbiamo chiesto a Luca D’Antonio, direttore area Strategy and Innovation di Teko Telecom, e al collega Marco Della Mora, responsabile dell’ufficio legale, di spiegarci che cosa comporterà la rivoluzione del 5G dal punto d ivista operativo.
Partiamo dalle basi: che cos’è il 5G?
«Il 5G è uno standard definito dall’organismo mondiale 3GPP. Significa “quinta generazione” e si riferisce all’evoluzione del sistema di telecomunicazione mobile, nato nei primi anni ’90 con il Gsm».
A quali esigenze darà risposta?
«Il 5G risponderà a tre diverse esigenze, individuate dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni(Itu), organismo dell’Onu. Ap artire dal 2020 le comunicazioni mobili dovranno essere ad alta velocità, consentire alle macchine di interagire in modo autonomo e massivo, essere affidabili e a bassa latenza, cioè con tempi di risposta istantanei. Questo soprattutto per consentire lo sviluppo dell’Industria 4.0, dei robot, ma anche delle auto a guida autonoma e della telemedicina, tanto per fare qualche esempio. Il 4G non era in grado di gestire così tanti usi diversi in contemporanea».
Quali sono i limiti di legge che la rete 5G deve rispettare?
«Non si può aumentare in maniera indiscriminata la potenza delle antenne esistenti. La legge italiana sulle emissioni elettromagnetiche è la più restrittiva in Europa, se non nel mondo. Il livello stabilito in Italia per un campo elettromagnetico è di 6 volt per metro. L’Icnirp, Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, ha stabilito che il limite massimo per la protezione degli esseri umani dalle radiazion ielettromagnetiche è di 61 volt per metro. In Austria, ad esempio, così come in molti altri Paesi europei e mondiali, il limite fissato dalla legge nazionale è di 60 volt per metro. L’Italia è dieci volte sotto i limiti di sicurezza stabiliti dall’Icnirp. Per quanto riguarda la potenza, invece, il limite Icnirp corrisponde a 10 watt al metro quadro. Il nostro limite corrisponde invece a 0,1 watt al metro quadro. E’ bene quindi che i cittadini siano consapevoli del fatto che la nostra legge ci tutela. L’Arpa poi verifica che i valori di riferimento delle emissioni siano rispettati». (lo.mi.)
L”intervista completa è su «sabato sera» del 14 novembre
Nella foto: da sinistra Luca D”Antonio e Marco della Mora nella sede «Teko Telecom-Jma Wireless» di Castel San Pietro Terme