Produzione di cachi ridotta a causa del clima che ha provocato la caduta di molti frutti
C’è un periodo dell’anno durante il quale i suggestivi paesaggi romagnoli e le bancarelle dei fruttivendoli si colorano di un bel rosso aranciato per via della presenza dei cachi, tipici frutti autunnali che possono arricchire le nostre tavole fino al tardo inverno. Ebbene, la stagione produttiva in corso fa prevedere una diminuzione delle quantità di almeno il 20-30% rispetto all’anno precedente. Calo dovuto soprattutto all’ampia cascola insorta da metà settembre a causa di «condizioni climatiche favorevoli per la pianta ma non perfette per il frutto», sintetizza Andrea Grassi, direttore tecnico agronomico di Apofruit, la cooperativa che associa produttori nelle principali regioni italiane a vocazione ortofrutticola.
Il cachi è infatti una specie rustica particolarmente resistente ai patogeni, ma molto sensibile ai problemi meteorologici. «Le prime piogge e il freddo che ne è seguito – spiega Grassi – hanno favorito la caduta dei frutti e, per questo motivo, dovremmo avere una pezzatura abbastanza buona». Ugo Palara, responsabile dell’ufficio tecnico di Agrintesa, altra importante cooperativa agricola che associa produttori di ortofrutta e vino, concorda sul segno meno. «Le superfici in produzione sono stabili, anche se tendenti al calo. Ma, rispetto allo scorso anno, le cadute dei frutti hanno condizionato le rese, con una diminuzione – quantifica – di circa il 10 per cento per il Loto di Romagna, il cachi Tipo, più tradizionale e aromatico, a polpa morbida e che si consuma al cucchiaio. Gli impianti di cachi Rojo brillante, a polpa soda, pur facendo segnare un aumento di produzione complessivo, quest’anno faranno invece un meno 15-20 per cento».
Il cachi, come detto, è una specie che normalmente dà pochi problemi, per questo preoccupa il diffondersi di alcune problematiche fitosanitarie. «Da due anni – conferma Palara – anche il cachi è alle prese con la micosferella, una malattia fungina fogliare importante. Occorre fare attenzione perché questa ennesima avversità, anche se non farà disastri, potrebbe far perdere prodotto. Gli strumenti per combatterla ci sono, ma occorre educare i produttori ad alzare il livello di attenzione». (ale.gio.)
Il servizio completo è su «sabato sera» del 17 ottobre
Nelle foto: a sinistra Andrea Grassi, a destra Ugo Palara