Sulla vicenda Cogne anche un”interrogazione in Regione dopo l”appello dei sindacati
La notizia dell’imminente vendita della Cogne macchine tessili al gruppo francese Nsc ha suscitato un’alzata di scudi sul fronte sia sindacale che politico. A Imola la Cognetex, fondata nel 1938, ha fatto storia segnando lo sviluppo produttivo locale, anche se l’attuale società è stata costituita solo cinque anni or sono per rilevare il ramo d’azienda della storica azienda, nel tempo passata al gruppo Sant’Andrea Novara (ex Finlane), finito in concordato nel 2013 e in seguito posto in liquidazione. Dopo la pubblicazione sul «sabato sera» della scorsa settimana dell’articolo in cui il presidente Manlio Nobili spiegava le ragioni della scelta di vendere la società ai concorrenti del gruppo francese Nsc (che in passato erano però già stati partner della Cognetex nella società Euroschor), Fim, Fiom, Uilm di Imola hanno inviato agli organi di stampa una dura replica, in attesa del tavolo di crisi in Città metropolitana previsto per il 30 ottobre.
«L’ingegner Nobili – scrivono – ha ribadito che nella trattativa, ormai conclusa e non in fase di conclusione, ci sarebbe una clausola di salvaguardia territoriale per l’azienda e per i lavoratori. Purtroppo, ad oggi, ufficialmente nulla ci è stato fornito in merito». E ancora: «Nel 2014 ci furono date garanzie di sviluppo e investimenti, che nel corso di questo quinquennio non abbiamo riscontrato, nonostante più volte nel corso degli incontri aziendali avessimo manifestato perplessità sullo stato di obsolescenza dei prodotti e soprattutto dei macchinari aziendali. L’azione di rinascita, auspicata e promessa, in realtà mai si è materializzata nel quinquennio e l’epilogo a cui stiamo assistendo era facilmente prevedibile sin dal 2014».
In realtà, in questi ultimi anni l’azienda ha messo a punto il prototipo di un nuovo filatoio, riuscendo ad aggiudicarsi, per il suo progetto, i fondi europei di Horizon 2020. E, stando a quanto dichiarato dal presidente Nobili a «sabato sera», la situazione finanziaria dell’impresa è sana. Eppure i sindacati definiscono l’attuale gestione «un fallimento totale sotto ogni profilo dal punto di vista imprenditoriale. La vendita proprio a Nsc Group dimostra tale fallimento e consegna la Cogne nelle mani di coloro che sono stati criticati perla precedente gestione e a cui ci si era contrapposti per evitare la chiusura nel 2014». A fronte, si legge nel comunicato, della «resa incondizionata» della proprietà, Fim, Fiom, Uilm promettono battaglia: «Ci opporremo all’epilogo finale con ogni mezzo consentito dalla normativa. Pretendiamo di essere al tavolo delle trattative di cessione, così come nel 2014 la nuova cordata ci chiese di essere al suo fianco nell’operazione». E concludono la nota stampa invocando la discesa in campo dei consiglieri regionali del territorio «a strenua difesa e salvaguardia di questi posti di lavoro».
All’appello dei sindacati hanno subito risposto nei giorni scorsi i consiglieri regionali del Pd, Roberto Poli e Francesca Marchetti, che martedì 15 ottobre hanno presentato alla Giunta regionale un’interrogazione a risposta immediata. «Va assicurata continuità produttiva e tecnologica l’azienda e garantita una prospettiva occupazionale per i 27 dipendenti – afferma Poli -. A quanto si apprende, l’intero pacchetto azionario è stato ceduto al gruppo francese Nsc e l’accordo verrà chiuso entro il 30 novembre. Abbiamo voluto rispondere immediatamente alle organizzazioni sindacali territoriali, vista la preoccupante situazione per il futuro dei lavoratori e per le prospettive di sviluppo e rilancio dello stabilimento». (lo.mi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 17 ottobre