Lavori in corso per la nuova ala della Fondazione Iret che ospiterà la stampa 3D dei biotessuti
La Fondazione Iret ha sede in uno stabile basso e chiaro, con porta e finestre rosse. Da inizio settembre ai colori di sfondo si è aggiunto l’arancio della rete a protezione del cantiere in corso sul retro dell’immobile e dove sorgerà una nuova ala di circa 200 metri quadri, che andrà ad aggiungersi alla struttura esistente, dalla superficie di circa 550 metri quadri. «Per garantire la sua competitività sul piano nazionale e internazionale – spiega la presidente, Luciana Giardino – la Fondazione Iret ha messo a punto un piano di sviluppo a cinque anni, il cui obiettivo è aumentare il potenziale di ricerca e di presidio delle tecnologie emergenti, potenziando al tempo stesso la capacità di dialogare con le imprese, anche attraverso il suo ruolo di soggetto gestore del Tecnopolo di Bologna, intitolato tre anni or sono al premio Nobel Rita Levi Montalcini. Quanto siamo riusciti a fare finora e questo ulteriore salto in avanti sono la conferma che il modello virtuoso ed economicamente sostenibile che Iret persegue tenacemente dalla sua fondazione non solo si è dimostrato adeguato, ma è in grado di crescere. Unendo le energie positive del pubblico, del privato aziendale, del privato no profit e delle associazioni di pazienti possiamo perseguire obiettivi di ampio respiro con ricadute certe per tutto il sistema».
Nella nuova ala troveranno posto la biblioteca, quattro uffici, verrà trasferito dalla struttura attuale il laboratorio di microscopia. Saranno inoltre realizzati due laboratori per la ricerca industriale, uno dei quali dedicato alla stampa 3D. Nuovi spazi che consentiranno di potenziare la ricerca in corso sulle cellule staminali e che agevoleranno lo sviluppo di start up innovative nel campo delle Scienze della vita. I lavori, partiti a inizio settembre, dovrebbero essere ultimati entro marzo. Il progetto tecnico è curato in forma solidale dall’ingegnere Luca Rossi e dall’architetto Flavio Gardini, dello studio bolognese Nobo. Tra le imprese coinvolte, anche l’imolese Lacky Impianti elettrici e Dm Costruzioni di Toscanella. L’importo dell’intervento è di circa 350 mila euro, finanziato al 60% dalla Regione Emilia Romagna.
«E’ la prima volta che la Regione ci co-finanzia lavori strutturali. Ma – tengono a precisare – ci stiamo attivando anche per cercare partner sul territorio disponibili a sostenere il progetto, totalmente no profit». Tra i primi a rispondere all’appello è stato il gruppo Italcer, di cui fa parte l’azienda ceramica La Fabbrica di Castel Bolognese, tra le imprese acquisite dal Fondo di investimento Mandarin Capital partners II, legato all’economista imolese Alberto Forchielli. Italcer ha infatti deciso di donare l’intera pavimentazione della nuova struttura. (lo.mi.)