Gli studenti dell”Istituto comprensivo 7 hanno incontrato Steven, discendente americano di Luigi Orsini
«I must say I’m sorry because I can’t speak Italian, but I hope you’ll understand me». Per prima cosa si è scusato del fatto che non parlasse italiano, augurandosi che gli studenti che aveva di fronte potessero capirlo comunque. E loro, infatti, hanno capito tutto quello che ha raccontato. Da un lato perché studiano inglese, dal l’altro perché sanno di suo nonno, o meglio del fratello del nonno, almeno quanto lui. L’americano che ha raccontato questa storia è Steven Orsini, nipote del fratello di Luigi Orsini cui è titolato l’Istituto comprensivo 7, in Pedagna, dove vanno a scuola i ragazzi che lo hanno ascoltato e intervistato. Di passaggio in Emilia Romagna per la passione sua e della sua famiglia per le regate, Steven Orsini ha accettato volentieri l’invito delle insegnanti della scuola ad incontrare gli studenti lo scorso lunedì 30 settembre. Il pronipote del poeta e scrittore imolese Orsini ha 71 anni e vive in una cittadina che si trova un’ora a nord di Seattle, dove ha a lungo lavorato come ingegnere nell’industria navale.
«Sei anni fa sono venuto a Imola per la prima volta per visitare la città natale di mio nonno Lorenzo Orsini e di Felice Orsini, il mio avo passato alla storia per aver tentato di assassinare Napoleone a metà dell’Ottocento – racconta il nipote -. Sono andato a informarmi sugli Orsini in biblioteca, dove mi hanno accolto con stupore e curiosità e mi hanno mostrato una vecchia foto di Luigi Orsini, fratello di mio nonno. Fatta eccezione per i baffi che Luigi portava, il suo volto era uguale a quello di mio fratello! Sapevo che il fratello di mio nonno scriveva, ma non mi aspettavo di trovare così tanto materiale firmato da lui quanto ce n’è nell’archivio Orsini in biblioteca. In famiglia tutti amiamo leggere, forse è una passione ereditata da lui. I contatti fra i due fratelli, Luigi e Lorenzo, hanno iniziato a perdersi quando mio nonno ha lasciato l’Italia, nel 1899, per cercare fortuna come architetto, e ce l’ha fatta, ha lavorato in diverse città americane costruendo magnifici palazzi governativi. Piano piano, a partire dalla sua migrazione, il ramo della mia famiglia ha perso il contatto con l’Italia e in un certo senso anche le nostre origini italiane – spiega-. Anche se il nonno a casa parlava italiano, mio padre voleva diventare un vero americano e non ha mai parlato italiano con noi. Per i casi della vita, mio padre, che ha studiato a New York, ha fatto poi carriera in Alaska, dove poi sono nato io. A differenza del papà, io e i miei fratelli ci siamo interessati molto alle nostre origini italiane. Ho trovato delle lettere di mio nonno, scritte in italiano, e so che apprezzava la carriera di scrittore del fratello. Anche il nonno è rimasto per sempre legato all’Italia e a Imola, nonostante se ne fosse andato. Tanto che, quando è rimasto vedovo, negli anni Cinquanta, è tornato seguendo il richiamo delle radici e quando si è spentosi trovava proprio qui. Ora riposa al Piratello, insieme ad altri Orsini». (mi.mo.)
L”articolo completo e altri contributi sulla vicenda sono su «sabato sera» del 10 ottobre
Nella foto Steven Orsini nella scuola intitolata al suo avo