Trattativa con i francesi di Ncs per la vendita della Cogne, sindacati in agitazione, la proprietà: «Mercato in crisi»
Trattativa in corso tra Cogne macchine tessili e i francesi del gruppo Nsc per la cessione dell’azienda imolese del meccanotessile. La notizia ha il sapore di un déjà vu, dato che Nsc è già stata partner della storica Cognetex all’interno della società Euroschor, costituita durante la gestione della famiglia Orlandi. La novità ha cominciato a circolare dopo che il gruppo transalpino ha ufficializzato sul proprio sito internet l’esistenza di un accordo, firmato il 27 settembre con la proprietà dell’impresa imolese, per l’acquisizione di tutte le quote societarie entro il 30 novembre, «previa realizzazione di alcune condizioni sospensive».
Un fulmine a ciel sereno per i sindacati, che hanno subito chiesto chiarimenti alla proprietà. «Nel pomeriggio di venerdì 4 ottobre- si legge nella nota inviata alla stampa il giorno seguente – si è svolto l’incontro urgente chiesto da Fim, Fiom, Uilm territoriali, insieme alle Rsu, con la direzione di Cogne macchine tessili, in merito alle notizie apprese, non dalla società, ma dal sito web del gruppo francese Nsc riguardanti l’acquisizione dell’intero pacchetto azionario di Cogne. Subito dopo l’incontro, Fim, Fiom e Uilm hanno informato in assemblea i 27 lavoratori e lavoratrici della Cogne, fortemente preoccupati per il futuro e la tenuta occupazionale del sito produttivo di Imola, anche perché l’azienda si era impegnata con gli stessi lavoratori e rappresentanti sindacali a comunicare preventivamente eventuali cambiamenti. Impegno evidentemente disatteso». E accusano: «Questo accordo con Nsc annulla e rinnegale dure lotte dei lavoratori Cogne,dal 2000 al 2014, per riportare interra imolese gli storici marchimeccanotessili». I sindacati hanno quindi chiesto alla Città metropolitana la convocazione di un tavolo di crisi «per la salvaguardia del patrimonio produttivo ed occupazionale», occasione in cui vogliono incontrare anche i francesi di Nsc. In quella sede, chiederanno conto «del piano industriale predisposto per il sito di Imola, auspicando una soluzione che metta al centro la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro».
Dal canto suo il presidente di Cogne macchine tessili, Manlio Nobili, si dice «molto amareggiato» e accetta di spiegarci le motivazioni alla base di questa non facile scelta, dopo tutte le difficoltà superate per aggiudicarsi il ramo di azienda nel 2014, creando una cordata di imprese e privati (Curti, Elettrotecnica Imolese, lo stesso Nobili e Roberto Aponi), e per rilanciare un’impresa ormai morta. «E’ da un anno e mezzo che non vendiamo una macchina – ci dice senza giri di parole -, le ultime due sono state consegnate in Cina a gennaio, a partire da ordini risalenti agli ultimi mesi del 2017. Il mercato mondiale delle macchine per la lana e l’acrilico è in crisi e questo va a colpire sia i Paesi produttori di questo tipo di fibre così come delle macchine per lavorarle. Il 90 percento dei nostri clienti è in Cina e Iran. L’Iran è sotto embargo, mentre tutta la Cina, dove ci sarebbero dei progetti interessanti, è ferma perché sta pensando a come andrà a finire la guerra dei dazi. Con che cosa sopravviviamo? Con i ricambi per le nostre macchine e facendo conto terzi, ma non può essere che una azienda con una certa dimensione possa vivere facendo soltanto conto terzi, che da noi impegna circa 5 o 6 persone su untotale di poco meno di 30 addetti». (lo.mi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 10 ottobre
Nella foto il nuovo filatoio messo a punto dalla Cogne macchine tessili