Il capogruppo dei 5Stelle Simone Righini si dimette da consigliere comunale: “Non ci sono più le condizioni”
Le dimissioni immediate e irrevocabili da consigliere comunale sono state protocollate questa mattina poco dopo le 9. Ora sono ufficiali dopo i rumors dei giorni scorsi. Il capogruppo dei 5Stelle Simone Righini ritiene “conclusa l’esperienza”. Il motivo? “Per me non ci sono più le condizioni per andare avanti. Ritengo non ci sia più una maggioranza dopo che per tre settimane in Consiglio comunale non c’erano i numeri a sostenere il mio ruolo di capogruppo al di là della volontà di ricucire”. Non solo. Righini si ritiene anche fuori dal Movimento 5 Stelle. “Non esiste una tessera da stracciare, ma sono uscito dalle chat di Gruppi e attivisti – precisa -. Per ora mi dedico alla famiglia poi vedremo».
Questi mesi da consigliere e capogruppo sono stati faticosi. Righini ha quattro figli, un lavoro come responsabile del Dopodinoi di Santa Caterina e ha avuto dei seri problemi di salute, per fortuna oggi superati. Sulla decisione di dimettersi ha pesato non poco quanto accaduto martedì scorso in Consiglio comunale dove, per la seconda volta, sono stati bocciati i nomi proposti per le nomine dei presidenti delle commissioni 3 Urbanistica, 4 Sociale e sanità e 6 Autodromo,per sostituire quelli dei dissidenti 5Stelle. Una bocciatura avvenuta a suon di schede bianche, ovvero di «franchi tiratori» interni (con corollario di siparietti come il nome di Salvatore Cacciatore, admin della pagina Facebook Sei di Imola se…, scritto su una scheda). Un “dispetto” anche per la surroga del consigliere di maggioranza all’Assemblea del Circondario, Stefano Buscaroli, che ha ottenuto i voti ma non quelli per l’immediata eseguibilità della delibera (occorre la maggioranza di almeno 13 voti, le opposizioni ne avevano 9), quindi non parteciperà alla seduta del 7 ottobre che pur aveva motivato l’urgenza della nomina.
Per non parlare di quanto accaduto con la delibera sui compensi dei revisori dei conti, che ha permesso all’ex 5Stelle Fabiano Cavina di cantar vittoria dai banchi della Lega: “Solo grazie alla mia sfuriata in Consiglio comunale si è ritirato, alla prima seduta, il documento che ieri sera (martedì 24, ndr) è tornato nell’aula del Consiglio con una decurtazione di circa il 10% dalla proposta iniziale. Arriva poi l’ulteriore decurtazione di un altro 10% circa tramite il voto di tutte le opposizioni ad un emendamento proposto dai 6 dissidenti pentastellati”. In conclusione il documento presentato dalla Giunta è stato modificato con i voti delle opposizioni: “Il sindaco si ravveda, si renda conto che così non può governare, lasci il trono e dia la parola agli imolesi”.
Insomma per il “mediatore” Righini la misura era colma. E a motivare la decisione di chiudere anche con il M5S, c’è il rammarico e la critica per la mancanza di supporto da parte del partito a livello regionale e oltre a fronte delle sue accorate richieste. “Praticamente non ho ricevuto risposta. Penso che se fosse accaduto al Pd il giorno dopo c’era qualcuno sul territorio per cercare di risolvere i problemi, con questo non esalto il Pd – chiarisce – e so che i modelli organizzativi sono diversi, ma ci sono delle situazioni gravi in cui si deve essere in grado di intervenire”. (l.a.)
Nella foto Simone Righini in Cconsiglio comunale