Il comitato «Vediamoci chiaro» incalza sulla discarica e lancia l”«Operazione torna a casa rusco»
Il comitato «Vediamoci chiaro» continua a non vederci chiaro sulla discarica Tre Monti. Dopo l’archiviazione del progetto di ampliamento (lotto 4) chiesta da ConAmi ed Herambiente e ufficializzata dalla Regione Emilia Romagna il 4 settembre scorso, e dopo la sentenza definitiva del Consiglio di Stato dello scorso aprile che ha bocciato il ricorso di ConAmi, Hera e Regione contro la sentenza del Tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna che ha fermato l’iter autorizzativo per la sopraelevazione del lotto 3, il comitato non si ritiene soddisfatto. Per tramite di Legambiente Imola-Medicina e Panda Imola, si rivolge ancora una volta a Herambiente, ConAmi e Regione con una lettera, inviata il 9 e 10 settembre.
E’ l’«Operazione torna a casa rusco» avviata dal comitato, che chiede ai destinatari della diffida una serie di azioni. «Come comitato non ci siamo fermati, abbiamo coperto i costi per i ricorsi con le risorse raccolte tra i cittadini – spiega Massimo Bolognesi, di Panda Imola -. La politica non ci sta convincendo, non vediamo nessuna discontinuità per il futuro. Troppe ambiguità e opacità rimangono ancora da sciogliere sulla gestione dei rifiuti che è stata effettuata in questo territorio». Ed elenca: «A oggi non è dato sapere nulla dello stato di avanzamento del progetto di realizzazione di una società “in house”per la raccolta e gestione dei rifiuti urbani del Comune di Imola, promessa in campagna elettorale dalla sindaca Sangiorgi, che avrebbe dovuto interrompere il palese conflitto di interessi tra chi i rifiuti li raccoglie e chi li gestisce, due attività confliggenti per finalità: se smaltisco i rifiuti, devo averne il più possibile da smaltire; se li differenzio, devo avere il maggior profitto dalla vendita dei rifiuti e non dal loro smaltimento.
Il Consiglio comunale nel luglio 2018 aveva approvato una delibera relativa all’istituzione di detta società di scopo, impegnando la Giunta ad attivarsi in tale direzione. Ma ad oggi non se ne sa nulla». Un altro punto su cui il comitato vuole vederci chiaro riguarda la bonifica della discarica. «Non abbiamo nessuna traccia – aggiunge Bolognesi – delle attività di gestione “post mortem” della discarica, la cui attività si è esaurita nel 2016, né di un’eventuale bonifica». In particolare il comitato punta il dito sulle 140 mila tonnellate di rifiut ismaltite nel 2016. In quell’anno era stato raggiunto il volume massimo autorizzato di rifiuti. A seguito della Valutazione di impatto ambientale concessa dalla Regione, i conferimenti erano ripresi per circa un anno, sino allo stop imposto dall’annullamento dell’autorizzazione allo smaltimento sancito dal Tar. In tale arco di tempo, nella discarica di via Pediano sono state smaltite circa 140 mila tonnellate di rifiuti, «in gran parte speciali, provenienti da tutta Italia – accusa il comitato -. Nel 2017 l’Arpae, attraverso un’ispezione a sorpresa, ha individuato tra questi rifiuti materiale inerte non conforme, sul quale è incorso una indagine da parte della Procura. Chiediamo che quel materiale venga analizzato e smaltito». (lo.mi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 19 settembre