Sulle orme di Stevenson e Papa Urbano V, i 450 km a piedi dei coniugi imolesi Paolo Palladini e Gigliola Mongardi
Robert Louis Stevenson, il famoso scrittore scozzese autore de L’Isola del Tesoro e de Lo Strano Caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hide, per citare solo due delle opere più note, fu un appassionato escursionista. Nel 1878, a 28 anni, compì un lungo viaggio a piedi nelle regioni delle Cèvennes, nel centro-sud della Francia. Da Monastier, nel cuore della regione vulcanica del Velay, si mosse verso sud, attraverso la Lozère, fino a St-Jean-du- Gard, alle porte della Francia meridionale. Viaggiò da solo, portando con sé viveri, vestiario, attrezzature, il cui peso complessivo era di poco inferiore al quintale. Non potendo trasportare tutto sulle spalle acquistò un asino, sul quale caricò il suo bagaglio. Stevenson, che soffriva d’asma, amava la Francia, il cui clima caldo e asciutto giovava alla sua salute. La scelta delle Cèvennes scaturì, però, da motivazioni più profonde. All’inizio del ’700 quelle terre furono teatro di una guerra di religione tra cattolici e protestanti. Stevenson, di famiglia protestante, desiderava vedere quei luoghi. La bellezza selvaggia dei monti e dei boschi delle Cèvennes contribuì ad accrescere il fascino di quel viaggio e a indurlo a partire.
In 12 tappe, percorsi 220 km. Il Viaggio con un asino nelle Cèvennes, avvincente come tutti gli scritti di Stevenson, è il racconto di quell’avventura, con le note relative alle difficoltà iniziali a condurre l’asino, ai problemi di orientamento, agli incontri lungo la strada, alle emozioni della vita a contatto con la natura. Quel racconto ha consentito di ricostruire l’intero itinerario, percorrendo il quale è possibile ancora oggi, borgo dopo borgo, ritrovare tra montagne, boschi e vallate le emozioni che Stevenson provò un secolo e mezzo fa. La lettura del diario dello scrittore scozzese è stata la molla che ci ha spinto a intraprendere il suo viaggio, o meglio, a inserire quell’itinerario in un viaggio più lungo, da Puy, il borgo più affascinante della zona vulcanica del Velay, fino ad Avignone, alle porte della Provenza. Un viaggio senza l’ausilio di animali da soma, perché il nostro assetto è molto più leggero di quello che caratterizzò il viaggio di Stevenson. (Paolo Palladini e Gigliola Mongardi)
L”articolo completo su «sabato sera» del 5 settembre.
Nella foto: Paolo Palladini e Gigliola Mongardi in cima al Mont Lozere, il punto più alto del cammino a 1.700 metri di altitudine