Mondiale motocross a Imola, un Gp da salvaguardare con una pista che è piaciuta a tutti
Un bel 24.896: questo numero è stato quello più letto e citato nel dopo motocross all’autodromo «Ferrari». La cifra viene fuori dalle presenze nel fine settimana (da venerdì a domenica) con, badate bene, il termine «presenze», che non coincide con quello dei paganti, in quanto si calcolano «pass» permanenti, iniziative varie e quant’altro. Andando al sodo, quanti erano, appunto, gli spettatori paganti? Non è poi così facile come si dice avere i dati Siae e quindi viaggiamo sulle ipotesi, nell’attesa che i pistoleri degli accessi agli atti si scatenino per l’ennesima volta sul nostro povero autodromo. Secondo il parere di chi scrive, quelli che hanno messo mano al portafogli e alla carta di credito erano circa 5.000 sui due giorni. Non si è forse mai vista ad Imola, questo sì, una gara con così tanti stranieri in proporzione rispetto agli italiani. Tanti sloveni, venuti a festeggiare il titolo del connazionale Tim Gajser, che sembrava di essere a Koper-Capodistria, ma anche svizzeri, belgi e francesi. Sono mancati gli italiani, ma del resto, con Antonio Cairoli fuori gioco e una Mx2 impossibile per i nostri colori, il ritardo nel rientro di Herlings, uniti ad una data inserita in corso di calendario e contro tutte le abitudini italiche, vien da dire… buona grazia.
Sì, dai, diciamocelo: una «non presenza» prevedibile e un comunicato stampa di Formula Imola alla domenica sera per certi versi un po’ ottimistico. Ma la base c’è e le cose buone sono tante. Innanzitutto, per quanto anche questi siano dati che possano piacere o meno, la copertura televisiva e web si è vista, il video di presentazione dell’evento è stato molto bello e non da meno delle presentazioni Superbike. Anche la signora sindaca Manuela Sangiorgi si è buttata in frasi ad effetto stile: «Siamo diventati la culla del cross». La storia del motocross ringrazia, ma cerchiamo di lasciare la retorica a palazzo. Siamo stati la culla del motocross alla fine degli anni ’40, poi con il tempo arrivò la pista di asfalto e tutti pensavano di ricavarci sesterzi e dobloni con poca fatica. Più che di culla parliamo di laboratorio, del fatto che coloro che si sono presi carico dell’organizzazione quest’anno (la Off Road Pro Racing) sembrano disposti a rifarlo; che a calendario 2020 c’è una data molto buona che bisognerebbe salvaguardare; che la pista di quest’anno è piaciuta di più a piloti e team (poi ovviamente i puristi ci hanno trovato molti difetti, anche nella dislocazione rispetto al muro della Rivazza), aggiungendo inoltre nuovi stimoli per la pubblicità e promozione e costo dei biglietti che ha allontanato forse molti imolesi, figuriamoci gli altri. (m.r.)
L”articolo completo su «sabato sera» del 29 agosto.
Nella foto (Isolapress): il pubblico alla Rivazza