Crisi governo, Daniele Manca (Pd) guarda al voto. Ma c”è l”incognita dell”accorpamento con le elezioni regionali
La crisi del governo giallo-verde, scoppiata in piene ferie agostane e che pare preludere ad una rapidissima fine della legislatura, con ritorno alle urne tra ottobre e novembre, tiene con il fiato sospeso anche il senatore del Partito Democratico, ex sindaco di Imola, Daniele Manca. Alla sua prima esperienza in parlamento, Manca ha passato questo anno e mezzo scarso di legislatura tra i banchi dell’opposizione a Palazzo Madama, cimentandosi in particolar modo con i conti della Commissione Bilancio. La crisi lo coglie in procinto di partire per una breve vacanza, ma quando si tratta di fare un commento non si tira indietro. «La crisi? E’ una fuga – attacca – Salvini scappa dall’impossibilità di chiudere la legge di bilancio, dall’aumento dell’Iva, dai processi. Ha incassato tutto quel che doveva dai 5Stelle, la fiducia sul decreto sicurezza, la legge delega sullo sport, l’ok all’immunità parlamentare. E adesso scappa dalle responsabilità di governo e dal fallimento delle politiche economiche del governo». Manca ricorda tuttavia che «non siamo in una repubblica presidenziale, lui si gioca la carta elezioni, ma la decisione spetta al Capo dello Stato, anche se la fine di questo governo è una notizia positiva».
Il senatore democratico non vede che una risicatissima possibilità di una soluzione diversa rispetto allo scioglimento delle Camere, magari un governo tecnico che salvi la legge di bilancio. «Con i tempi tecnici necessari per le elezioni – avverte -, se si vota a novembre, in uno scenario di spread sopra i 300, e già oggi era a 240, con l’esercizio provvisorio in cui si andrebbe senza legge di bilancio e con il governo che si insedierebbe solo con l’anno nuovo, l’aumento dell’Iva sarebbe automatico, gli italiani come la prenderebbero?». Tornando alla crisi, Manca ricorda che in parlamento c’è già una mozione di sfiducia da discutere prima di quella presentata oggi dalla Lega contro il presidente Conte ed è la mozione depositata dal gruppo Pd contro il vicepremier Salvini sulla questione dei rapporti con la Russia, il cosiddetto “Russiagate”. Ma le urne che incombono lo proiettano già in campagna elettorale: «Davvero la gente vuole un governo nero-verde? Perché è questo che si prepara. Io credo che si debba lavorare in maniera unitaria per costruire un nuovo centrosinistra, per far capire la delicatezza della sfida». Secondo Manca, il precipitare della situazione dovrebbe comunque scongiurare uscite eccellenti (in questi giorni si sono diffuse voci sull’intenzione di Matteo Renzi di lasciare il Pd dopo l’estate) dal Partito Democratico prima delle elezioni. «Ma basta prendersela con il Matteo sbagliato», attacca appellandosi all’unità contro la “minaccia” nero-verde.
Quanto al suo destino in caso di elezioni, la partita è più che mai aperta. «Sono alla prima legislatura, ma la decisione non è nelle mie mani, bensì in quelle del segretario nazionale – conclude Manca -. Candidato o no, la campagna elettorale la farò ugualmente. Sono molto più preoccupato di lasciare il paese in mano a Salvini e Meloni. Sulle candidature valuterà il partito». E a rendere più complicata la partita, in Emilia Romagna, c’è la probabile concomitanza con le elezioni regionali, dal momento che la legislatura bolognese terminerà proprio in autunno. Un rebus a dir poco indecifrabile e una posta in gioco mai così alta prima d’ora, almeno da queste parti. (mi.ta.)
Nella foto il senatore pd Daniele Manca durante un”intervista televisiva con il Tg5