Millequattrocento pazienti del 2018, Montecatone eccellenza nazionale
Circa millequattrocento pazienti assistiti nel corso dello scorso anno, sia in ricovero ordinario sia in day hospital, provenienti da tutto il territorio nazionale (il 65% da fuori Emilia-Romagna).
Numeri e percentuali riportate nel Bilancio di missione 2018 del Montecatone Rehabilitation Institute e che lo confermano come il polo riabilitativo di riferimento in Italia per Pazienti con lesione midollare o cerebrolesione acquisita.
I ricoveri in Degenza ordinaria sono stati 673 (566 con lesione midollare, 92 con grave cerebrolesione acquisita oltre a 15 ricoveri in Riabilitazione intensiva). Il 60% dei pazienti ricoverati per lesione midollare era di origine traumatica, (incidenti stradali, tuffi, cadute), il 40% restante distribuito in oncologico, degenerativo o vascolare.
La presenza di un’Area critica, esperienza unica nel panorama nazionale, permette una presa in carico riabilitativa precoce da parte di una equipe multiprofessionale e mutidisciplinare e di lavorare contemporaneamente sulla stabilizzazione del quadro clinico e sul percorso riabilitativo.
Tra i vari percorsi specialistici l’Unità assistenziale degenze specialistiche ha registrato 199 ricoveri, di cui 84 per lesioni da pressione con 51 interventi chirurgici, 14 per la Chirurgia funzionale dell’arto superiore, 25 per il percorso neuro-urologico, 22 di Bowel Management (problematiche gastrointestinali neurogene), 33 per la spasticità con 30 interventi di chirurgia per impianto/sostituzione infusore intratecale e 21 di Follow-up.
Una leadership raggiunta grazie a un meticoloso lavoro di squadra che «coinvolge governance, medici, operatori della fondazione Onlus e volontari delle associazioni – sottolinea Mario Tubertini, direttore generale del Montecatone Rehabilitation Institute –, che quotidianamente, con professionalità e umanità mettono cuore e impegno nel loro lavoro per raggiungere quel valore in più che molti ci invidiano dando sempre più a questa struttura la fisionomia di una casa piuttosto che di un ospedale». (r.cr.)
Nella fotografia, il direttore generale Mario Tubertini