Il caldo fa proliferare la cimice asiatica, per proteggere i frutteti ora si punta sulla lotta biologica
Sono in aumento i danni provocati nei frutteti dalla cimice asiatica (Halyomorpha halys), l’insetto dal color grigio-bruno e dall’odore sgradevole diventato dal 2012 uno dei peggiori nemici delle produzioni frutticole dell’Emilia Romagna e di tutto il nord Italia e la cui proliferazione è favorita dal gran caldo degli ultimi giorni. Pero, melo e pesco gli alberi più colpiti, ai quali ora si affiancano anche ciliegio, albicocco, kiwi e susino. Tra le tecniche di difesa preventive sin qui dimostratesi più efficaci vi è l’isolamento «meccanico» del frutteto tramite reti antinsetto monofila o tramite la modifica delle strutture antigrandine preesistenti.
La Regione ha messo a disposizione delle aziende quasi 13 milioni di euro (con due bandi del Programma di sviluppo rurale: uno per 10 milioni nel 2017 e uno finanziato con 2,7 milioni quest’anno) per l’acquisto e l’installazione di reti antinsetto, raccogliendo anche i suggerimenti e le esigenze espresse dagli agricoltori e dalle associazioni di categoria, legati alle caratteristiche delle aziende del nostro territorio, poiché l’adozione di questi sistemi è stata inizialmente frenata da diversi fattori, non ultimo la necessità di una specifica organizzazione aziendale e di importanti investimenti.
Ma la vera soluzione al problema potrebbe venire dalla lotta biologica basata su predatori naturali. «Oltre ai bandi per installare reti proteggi frutteto – conferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli – stanno proseguendo a marcia spedita le ricerche condotte in collaborazione con università e centri di ricerca, con oltre 380 mila euro di finanziamenti regionali, per interventi a basso impatto ambientale grazie all’impiego di insetti antagonisti, avendo sempre come principale obiettivo la salvaguardia degli equilibri biologici dei diversi agroecosistemi del nostro territorio». Le prospettive di lotta biologica si basano al momento sull’impiego di imenotteri che depongono le proprie uova nelle ovature della cimice asiatica, contribuendo così a regolarne la popolazione: l’Anastatus bifasciatus, specie autoctona allevata in biofabbrica; e l’introduzione di specie esotiche provenienti dalla zona di origine della cimice asiatica come la vespa samurai (Trissolcus japonicus). (r.cr.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 18 luglio
Nelle foto da sinistra: la schiusa delle uova di cimice asiatica e i due imenotteri che usano le ovature della cimice per deporre le proprie uova