Il Cer nel prossimo triennio durante l”inverno prenderà acqua anche dal Canale dei Molini
Lavori in vista per il Cer, il Canale emiliano romagnolo che attinge acqua dal Po, sollevandola per poco meno di una ventina di metri mediante pompe alimentate ad energia elettrica, per convogliarla nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. In pratica, un fiume artificiale lungo 135 chilometri. Il tratto che attraversa anche il circondario imolese, tra Villa Fontana e Bubano, contribuisce a soddisfare il fabbisogno irriguo delle attività agricole, ma anche ad alimentare i bacini presenti nella frazione mordanese, riserva idrica strategica per il nostro territorio, sia per usi industriali che civili.
Nel prossimo triennio sono previsti importanti interventi di manutenzione, durante i quali il Cer sospenderà l’approvvigionamento dal Po nel periodo invernale, da novembre a febbraio compresi. In vista di ciò, proprio nei giorni scorsi, l’ente gestore del Cer ha sottoscritto un accordo di approvvigionamento dal canale dei Molini. Che non ha esattamente la stessa portata del Po. Perché questa scelta e quali ripercussioni si avranno sul nostro territorio? Abbiamo chiesto chiarimenti a Marco Menetti, direttore tecnico del Consorzio di bonifica di secondo grado che gestisce il Cer.
«Il Canale emiliano romagnolo – ci spiega – era nato come adduttore idrico per funzionare quattro mesi in estate e restare fermo per i restanti otto mesi dell’anno, durante i quali venivano svolti lavori di manutenzione. Negli ultimi trent’anni, però, la situazione si è ribaltata e il tempo per la manutenzione si è ridotto progressivamente a quattro mesi, da novembre a febbraio. Non senza problemi, perché durante la siccità dello scorso inverno, ad esempio, gli agricoltori avevano necessità di irrigare anche a febbraio. Oltre alla riduzione dei tempi manutentivi, far funzionare le nostre macchine anche in inverno, per garantire portate minimali, avrebbe costi notevoli. Nei prossimi tre anni, dal 2020 in poi, effettueremo lavori di manutenzione straordinaria alle lastre di rivestimento del canale nel suo tratto iniziale più datato, dal cosiddetto “Cavo napoleonico” che collega il Po al Reno risalente al 1810, ma la cui infrastruttura attuale è degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, all’impianto Crevenzosa, in comune di Galliera (Bologna). Allora il calcestruzzo era gettato in opera e non prefabbricato in stabilimento. Le lastre sono essenziali per mantenere le portate d’acqua di progetto, che nell’imolese, ad esempio, nel periodo estivo sono pari a circa 35 – 40 metri cubi al secondo».
«I lavori della loro manutenzione straordinaria – prosegue Menetti – vanno effettuati nel periodo invernale, quando le necessità di acqua si riducono drasticamente, a circa 1 metro cubo al secondo. In inverno, in teoria dall”1 novembre al 28 febbraio, per le piccole esigenze irrigue marginali utilizziamo di solito l’acqua raccolta nel Cer, usato come bacino. In vista di questi lavori, però, abbiamo cercato anche una fonte alternativa al Po, cosa mai fatta in precedenza, ovvero il Santerno attraverso il canale dei Molini, ma stiamo pensando anche all’eventualità di utilizzare l’acqua del Senio. Non è detto che sia necessario e che utilizzeremo effettivamente questa acqua. Se pioverà, potrebbero bastare le normali riserve. Ma sono alternative che non ci sentiamo di non considerare». (lo.mi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 27 giugno
Nella foto il Canale emiliano romagnolo nell”imolese