Ferruccio De Bortoli, il giornalista e i rischi della rete (anche per la democrazia) – VIDEO
L”utilità del giornalista nell”essere “intermediario che ha rispetto per l”oggettività dei fatti” per preservare il pensiero critico perché i cittadini devono essere “informati correttamente per poter fare le lore scelte e non diventare sudditi”. e ancora. “La democrazia diretta può essere distorsiva quando si scambiano le parti più estremiste della rete con quelle mediane”. Così Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e del Sole24Ore, oggi presidente della casa editrice Longanesi, ragionava a Imola in occasione del convegno “Il giornalista e i rischi della rete” organizzato dal Centro studi per la storia del lavoro e delle comunità territoriali presieduto da Angelo Varni.
Un ruolo del giornalista che secondo De Bortoli ha ancora un valore e un”importanza fondamentali per orientarsi. Sulla rete i timori non sono tanto legati alla professione quanto più generali, di “regole”. “Le uniche le ha messe la Comunità europea per la protezione dei dati. Ora c”è il tema dell”anonimato in passato visto come libertà ma non sono accettabili certe forme di bullismo o odio in rete così come non accetteremmo qualcuno col casco che va in giro a picchiare la gente. Sono accettabili bot anonimi per organizzae forme di squadrismo digitale? Ci sono partiti anche italiani che l”hanno fatto e dovrebbero preoccuparci”. e ancora . “Gli hate speech sono il maleodorante frutto della libertà oppure una patologia del sistema? Quello che passa in rete è davvero la media del sentire popolare oppure l”estremismo di pochi? Non è che stiamo scambiando l”una con l”altro?” Molti dubbi più che ricette.
Con risvolti sulla tenuta stessa della democrazia liberale, ambito nel quale De Bortoli è iscritto da sempre. “La democrazia diretta che si dovrebbe esplicare in una continua consultazione degli utenti non vede dunque gli eletti influenzati dagli estremismi? Questo è un simulacro di democrazia diretta che pone seri dubbi sulla tenuta della nostra democrazia liberale”. (l.a.)