Buona Settimana di Marco Raccagna: Festival neonazi lasciato a secco di alcoolici finisce in un flop
Ostritz è una città tedesca situata nel land della Sassonia. Appartiene al circondario di Görlitz. Nel suo territorio si trova l’antica abbazia di St. Marienthal ed è lambita dal fiume Nysa Luzycka, che la separa dalla Polonia. Ha circa 2.500 abitanti. E’ lì, nella «bassa» d’Europa – ma potrebbe essere stato in Veneto o Lombardia o nell’Emilia profonda o nel Lazio… o, a dire il vero, ovunque – che sabato appena trascorso si è tenuto il festival neonazista – o semplicemente di destra, fate voi – dall’emblematico titolo «Scudo e spada». Rock metallico a tutto volume dalla band d’occasione e centinaia di teste rasate e simboli nazisti e vandalismi vari, con gli abitanti rinchiusi nelle loro case ad aspettare che la devastazione avesse fine.
E invece no, non è andata così. Venerdì infatti, il giorno prima di «Scudo e spada», i cittadini di Ostritz si sono precipitati nell’unico supermercato del paese e hanno comprato tutte le casse di birra, facendo sì che il sabato mancasse la «linfa vitale» del festival di «barbari». Le useranno non per ubriacarsi nelle loro case ma per una festa di paese di prossima organizzazione. Il genio e l’iniziativa dei paesani hanno rotto lo «scudo», ma a spuntare la «spada» ci ha pensato la polizia, che prima ha perquisito le poche decine di teste rasate restate comunque al festival e poi gli ha fatto rovesciare a terra l’alcool che si erano portati da casa. Insomma, una tristezza infinita di festival.
Tutto il contrario della manifestazione che, nello stesso giorno, Ostritz ha organizzato, con una bella performance artistica fatta da un collettivo locale, che ha distribuito 2.262 paia di scarpe lungo una strada. Uno per ogni profugo morto nel 2018 nel Mediterraneo. Chi l’avrebbe mai detto, nella profonda Germania ai confini con la Polonia c’è da imparare qualcosa. E cosa? Che la birra non è né di destra né di sinistra? Può darsi, ma non credo sia questo il punto. Forse c’è da pensare che l’ineluttabilità delle cose alla fine non esiste e siamo sempre noi i protagonisti più o meno avvertiti e consapevoli delle nostre decisioni. C’è forse da imparare che, a forza di voltare la testa da un’altra parte e aspettare che «passi la nottata», non si arriverà da nessuna parte. Le cose non cambieranno se tutti aspetteremo che le cambi qualcun altro. E avranno ragione quelli che «la politica fa schifo»e che «sono tutti uguali», quelli a cui va di traverso chi ha acquisito una competenza attraverso un percorso di studi e di lavoro, quelli dalla rivoltella facile, quelli che con «onestà onestà» hanno scoperto il non saper far nulla, quelli che ridono sempre in giacca e cravatta e quelli che indossano felpe in televisione, quelli che «gli ultrà son bravi ragazzi» a cui piace il calcio, quelli che «prima gli italiani» e poi «prima gli emiliano-romagnoli» e poi «prima gli imolesi» e poi prima quelli della mia strada e poi prima quelli del mio condominio e poi prima io.
A Ostritz, invece, non hanno aspettato. Magari si sono incontrati o telefonati o non lo so, ma hanno pensato a cosa fare, a come agire concretamente, senza alcuna violenza, senza contrapposizioni che cercassero l’«incidente». Allora potremmo farlo anche in Italia, allargando magari un po’ il campo. Basterebbe che tutti insieme comprassimo tutti i telefonini in vendita in Italia, così da non permettere più a chi ci governa di fare dirette o selfie, oppure ci mettessimo a pensare alle parole che fanno ancora di noi un popolo, ai concetti e ai principi che ci tengono ancora insieme e li mettessimo davanti ai nostri egoismi, alle nostre incazzature, al qualunquismo di cui tutti siamo vittima, alle formulette di alleanze che non hanno né capo né coda. Così che, invece che dividerci sul prima io o prima tu, sapessimo ricominciare da un prima noi e tutte le cose che ci rendono più liberi e più felici insieme, in un vero e proprio rinascimento da costruire giorno dopo giorno. Buona settimana