Sangiorgi ha rinominato il Cda da sola, ma Cardelli Nanni rinuncia. E sei sindaci si rivolgono a magistratura e prefetto
La sindaca di Imola, Manuela Sangiorgi, la settimana scorsa ha nuovamente approvato da sola la cinquina del Cda. Una strategia muscolare già vista per definire la governance del ConAmi. Ma questa volta il secondo tempo non si giocherà al Tar, bensì dal prefetto e in sede penale, visto l”esposto presentato ieri da sei sindaci-soci, Faenza, Riolo Terme, Castel Bolognese, Massa Lombarda, Medicina e Castel San Pietro delusi e arrabbiati per l”accaduto.
“L”assemblea della settimana scorsa, convocata dalla Sangiorgi per la seconda volta in maniera strumentale e illegittima, violando lo Statuto, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso” spiegano con una lunga lettera aperta Giovanni Malpezzi di Faenza, Fausto Tinti di Castel San Pietro, Matteo Montanari di Medicina, Daniele Bassi di Massa Lombarda, Luca Della Godenza di Castel Bolognese, Alfonso Nicolardi di Riolo Terme. “Come sindaci e ufficiali di Governo non potevamo rimanere inerti di fronte alla sistematica violazione di principi e norme che regolano il ConAmi e per questo abbiamo deciso di presentare un esposto alla magistratura penale affinché valuti l’operato della sindaca Manuela Sangiorgi, nella sua veste di presidente dell’Assemblea. Una violazione sistematica che è stata contestata per iscritto e a verbale anche dal collegio dei revisori, organo indipendente di controllo contabile e di legittimità. Ci siamo rivolti anche al Prefetto, perché nomini un commissario che, da organo terzo e neutrale, si adoperi per operare quella mediazione che la Sangiorgi, pur essendo presidente dell”assemblea, non ha voluto esercitare». Secondo i sindaci “ai cittadini dobbiamo trasparenza e rispetto delle regole, perché questo è lo spirito che ha sempre mosso il ConAmi”.
“A distanza di dieci mesi dall’inizio del confronto – continuano i sei sindaci -, abbiamo capito che un accordo è impossibile perché la Sangiorgi tratta il Consorzio come se fosse una cosa di sua proprietà. Al contrario, il ConAmi è di tutte le comunità che noi sindaci rappresentiamo in Assemblea. Chiediamo e auspichiamo un rapido intervento da parte degli organi di Giustizia perché venga ristabilita la legalità, sia data una guida qualificata e presto si possa tornare allo spirito di gestione collettiva e condivisa del nostro Consorzio”.
La sindaca 5Stelle imolese tira dritto, rassicurata dai suoi legali e dal Tar che non ha concesso la sospensiva sul ricorso per la nomina di gennaio, in attesa della sentenza di merito. Una «prova generale», in verità, non finita benissimo: quel Cda ha perso via via pezzi fino all’inoperatività, costringendo la presidente Stefania Forte a dimettersi. E là si trattava di traccheggiare fino a giugno. Ora il Cda dovrebbe durare cinque anni. Ma già Cardelli Nanni ha avvertito che non accetterà la nomina. Il presidente Garofalo tenta di rassicurare: «Spero che nella prima Assemblea utile venga indicata un’altra figura gradita ai Comuni del territorio per evitare che ci possano avere dubbi sull’operato del Cda». (l.a.)
Altri particolari e commenti sul “sabato sera” del 27 giugno.
Nella foto la targa con i nomi dei 23 Comuni che compongono il Consorzio Ami