Conami, la sindaca Sangiorgi approva da sola il progetto di bilancio e il Cda, gli altri sindaci: “Illegittimo”
Ieri pomeriggio nella sede del ConAmi si è ripetuta la scena già vista a gennaio. La sindaca di Imola, Manuela Sangiorgi, che il giorno prima non si era presentata per un’improvvisa indisposizione, era invece presente per la seconda convocazione dell’Assemblea dei soci dove ha approvato da sola, forte della maggioranza delle quote (66%), il nuovo presidente del Consiglio di amministrazione e relativi consiglieri del Consorzio. Per farlo si è appellata nuovamente all’esistenza di uno stallo non risolvibile da Statuto e quindi all’articolo 114 del Tuel (enti locali) e all’articolo 2369 del Codice civile. Questa volta c’è la variante dell’approvazione a latere anche del progetto di bilancio consuntivo 2018, tema particolarmente caro a Imola per liberare i dividendi e far quadrare i conti del Comune.
Per il Cda il presidente designato è Andrea Garofalo, fino al 3 aprile direttore direttore della società Rete Gas di Fidenza Srl, poi c”è la riconferma del penalista bolognese 5Stelle Giulio Cristofori, a seguire l’avvocato Gianguido Roversi definito un «tecnico che non appartiene al M5S nè al Pd nè ad altri» e la collega Francesca Cardelli Nanni, già nel Cda a guida Stefano Manara e con lui dimissionaria in agosto, infine la commercialista Susanna Caroli.
Secondo la sindaca imolese si tratta di nomi «condivisi dalla maggioranza dei soci». In verità lo statuto prevede l’esplicita sottoscrizione ma tant’è. Ritornano in auge i tatticismi legali dopo un paio di settimane di asemblee e incontri informali inconcludenti. E la rabbia degli altri sindaci del Circondario si condensa in una lunga nota. «La sindaca di Imola ha dimostrato nuovamente la sua inadeguatezza e ha voluto in modo irresponsabile e premeditato approvare unilateralmente il progetto di bilancio e il nuovo cda del Consorzio che gestisce il patrimonio e le reti di ben 23 Comuni su tre differenti province. Questo nonostante durante l’Assemblea i revisori abbiano più volte ricordato alla sindaca che tale atteggiamento non era rispettoso dello statuto del Consorzio e che tale votazione non poteva a loro avviso ritenersi valida».
Così i Comuni dell’area faentina ieri hanno deciso di non partecipare mentre quelli del del Circondario imolese erano presenti solo per mettere a verbale che «questo metodo di convocare l”assemblea in prima e seconda convocazione viola lo Statuto di ConAmi», un metodo «che la presidente utilizza non sempre, ma solo a suo piacimento, quando le fa comodo, come escamotage e pertanto è illegittimo e illecito. All”assemblea convocata per il 18 giugno eravamo presenti in 14 – scrivono – ma la sindaca di Imola non si è presentata cosi da far mancare il numero legale e avere il pretesto per la convocazione odierna, che pertanto disconosciamo». Disconoscono e sfiduciano anche il Cda «nominato dalla presidente unilateralmente e senza il concerto con gli altri consociati come da Statuto» e contestano «la legittimità delle lista di nominativi in quanto depositati in violazione dello Statuto fuori dai termini previsti e senza la sottoscrizione di almeno altri 4 consorziati». Una procedura per la quale «nulla è stato cambiato nello statuto rispetto al passato». Quindi si va oltre il tema della difesa della peculiarità del ConAmi come consorzio di enti locali rispetto alla spa e relativa maggioranza delle quote brandita da Sangiorgi, per segnalare il mancato rispetto dello regole Statuto che nulla c”entrano con un eventuale stallo: i nomi devono essere presentati con certi tempi e avere almeno la firma di altri quattro Comuni a sostegno. Riuscirono tranquillamente a farlo, in dicembre, un gruppo di sindaci civici del ConAmi tra cui Dozza. Nomi che vennero poi bocciati proprio da Sangiorgi.
Ma la forma è sostanza oltre che rispetto delle regole uguali per tutti e a questo punto è probabile che ci sia altro pane per i denti degli avvocati. «Ci riserviamo di agire in tutte le sedi giudiziarie competenti» hanno concluso i sindaci. Potrebbe trovare compagnia quindi, l’esposto presentato a febbraio al Tar. Viste le premesse non è escluso neppure un esposto alla Procura per abuso di ruolo da parte della presidente dell”Assemblea.
Comunque sia, Sangiorgi tira dritto, rassicurata dal Tar che, sul ricorso di gennaio, non ha concesso la sospensiva in attesa della sentenza di merito. Una “prova generale” che non ha avuto grande fortuna in verità: il Cda nominato il solitaria in diretta streaming ha perso via via pezzi fino all’inoperatività costringendo la presidente Stefania Forte alle dimissioni dopo meno di quattro mesi. E qua si trattava di traccheggiare fino a giugno, per concludere il mandato di un Cda più o meno rimpolpato nella speranza (delusa) di veder uscire dalle urne delle amministrative nuovi sindaci “amici”, qua siamo al rinnovo di una governance che dovrebbe durare cinque anni, prendere decisioni e soprattutto predisporre un piano industriale. (l.a.)
Nella foto la sindaca Manuela Sangiorgi nomina da sola il Cda