Buona Settimana di Marco Raccagna: In quale terreno germogliano i voti che fanno crescere il consenso alla Lega
I ballottaggi della domenica appena trascorsa confermano a mio avviso i dati di fondo del primo turno, forse in realtà avvicinandosi di più a quelli delle europee, nel senso della vittoria del centrodestra. Infatti il Pd e il centrosinistra tengono e si confermano i veri avversari del centrodestra a trazione leghista. Tuttavia cedono due simboli come Ferrara e Forlì e perdono cinque capoluoghi di provincia. Il M5S continua la propria emorragia di consensi e la Lega si afferma essere la reale vincitrice della tornata di elezioni, in generale.
Questa settimana non mi interessa analizzare il voto o i flussi o i perché nazionali e locali che hanno guidato il voto. Vorrei invece spenderequeste righe per toccare l’humus di questo voto, andando oltre la contingenza. E facendo così dare qualche spunto o porre qualche dubbioper meglio comprendere quello che Alessandro Baricco ha chiamatoun vero e proprio «assalto al palazzo». Certo, fatto assolutamente con i mezzi della democrazia, ma un po’ di questo comunque si tratta e la bandiera della Lega posta sopra lo striscione per Giulio Regeni nel municipio di Ferrara appena «espugnato» dalle truppe di Salvini lo esemplifica molto bene. L’élite, in particolare di sinistra, ha creduto in questi anni, e in parte crede ancora, che vi sia una bella fetta della popolazione italiana, europea e americana che in sostanza vive nell’ignoranza, mostra disinteresse per i fatti e per ogni tipo di erudimento culturale, così come per ogni tipo di ragionamento ed analisi.
Stiamo a noi, in Italia è stato certamente così. Costoro hanno indicato e indicano in questa massa informe il bacino a cui Salvini e la Lega attingono. E se non fosse così? Se, al contrario, oggi la digitalizzazione e la socializzazione via web delle nostre vite avesse prodotto una società dove esiste un vero e proprio individualismo di massa? Nel senso che il web, pur con tutte le sue nevrosi e «patacche» e conseguenze negative, ha reso certo ognuno di noi più solo, ma forse allo stesso tempo ci ha reso tutti, ognuno al proprio livello, più consapevoli, più capaci di affermare «io esisto, penso e ho un’opinione su questa cosa», senza accontentarci più del «dobbiamo fare così» dettoci da un partito, da un’azienda o da un membro di un’ élite, fosse essa economica oculturale o politica. Insomma, ci si può ritrovare in tanti attorno ad un partito o a un’idea o ad un sentimento, ma ognuno con la propria individuale consapevolezza. La massa esiste ancora, ma non è più informe come un tempo. E la maggioranza dei suoi componenti, guardando all’élite politica ed economica che aveva guidato fin qui il Paese, ha deciso di non fidarsi più e si è voltata altrove.
E’ verso questa popolazione e il resto dei cittadini che la Lega di Salvini si è mossa, contrapponendosi ad una sinistra che ha continuato a parlare dei soliti temi nei soliti modi: per esempio, «Europa sì ma è da cambiare» oppure «la solidarietà prima di tutto, ma la sicurezza anche», dando in sostanza messaggi deboli. E deboli non nel sensodell’approccio comunicativo, ma nella sostanza. La sinistra continua infatti a cullarsi, e ora più di 5 anni fa (il famoso 41% del 2014), nel definire le cose per poterne essere rassicurata; nel porre delle etichette, per non averne più paura, o perché incapace di analisi più precise, vedete il fascista a Salvini. Evitando sistematicamente pensieri scomodi, radicalità più appuntite, analisi coraggiose e veritiere di cosa sta accadendo, visioni audaci per cui lottare.
E in questo modo parlare alle élite e anche rappresentarle, ma partendo dal rappresentare i «perdenti» innanzi tutto o, almeno, gli «arrabbiati», sempre non siano la stessa cosa. E’ a costoro e a tutti gli altri che si è rivolta la Lega, con il suo razzismo, con il suo machismo di ritorno, con l’abilità comunicativa del suo leader, con il suo disprezzo per le intelligenze e la sua radicalità nel voler ridare i soldi agli italiani tutti, in un Paese dove l’ineguaglianza della distribuzione del denaro è una bestemmia e una vergogna inenarrabile. E fin qui «ha avuto ragione». Buona settimana.