Da Medicina all”Australia i tecnici del radiotelescopio impegnati a livello internazionale nel progetto Ska
Da Medicina all’outback australiano. A portare a migliaia di chilometri di distanza, in uno dei territori più remoti e spopolati della Terra, è il progetto internazionale Ska (Square kilometre array, cioè con l’area collettrice di un chilometro quadrato), per la costruzione del più grande radiotelescopio mai realizzato dall’uomo, che sorgerà in due location diverse: oltre alla regione australiana occidentale del Murchison, dove vivono appena 110 abitanti su una superficie di oltre 40 mila chilometri quadrati, il secondo pezzo del radiotelescopio sarà localizzato nel Karoo, nell’entroterra sudafricano. A compiere il viaggio in questione, e non per la prima volta, è stata una squadra di tecnici della stazione radioastronomica di Medicina, che fa parte dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica.
A capo della squadra c’è il ricercatore Jader Monari, di San Lazzaro, responsabile della stazione medicinese. «Ska è un progetto globale per la costruzione su due continenti del più grande radiotelescopio al mondo – ci spiega Monari -. All’inizio, nel 2001, erano pochi quelli che credevano in questo ambizioso progetto; oggi, invece, stiamo entrando nella prima fase operativa, come dimostra la firma del trattato internazionale Ska Observatory che i primi sette Paesi, fra cui l’Italia, hanno firmato a Roma a fine marzo, mentre la collaborazione conta ormai venti nazioni. Il trattato firmato mette a disposizione i fondi necessari per la fase uno, ossia per la costruzione di 133 parabole per la ricezione di segnali ad alta frequenza, in Africa, e 130 mila antenne collegate fra loro per la ricezione dei segnali a bassa frequenza, in Australia, dove operiamo noi». A partire dal prossimo anno alle aziende dei sette Paesi membri del progetto Ska potranno essere assegnati i contratti di fornitura per la realizzazione del maxi radiotelescopio.
Complessivamente sono più di mille, fra ingegneri e ricercatori, coloro che stanno partecipando alla costruzione dello Square kilometre array, il progetto internazionale di profilo scientifico e ingegneristico che ha come obiettivo la costruzione della più grande rete di radiotelescopi al mondo. Insieme a Jader Monari, lavorano all’ambizioso progetto altri 9 ricercatori della stazione di Medicina, sui 30 coinvolti a livello nazionale. Fra questi ci sono anche il castellano Marco Schiaffino, che si occupa delle progettazioni meccaniche (dal design delle antenne ai sistemi di acquisizione dei dati), e il medicinese Alessandro Cattani, tecnico elettronico.
«Il mio team – ci spiega Monari – si occupa della progettazione delle antenne, dei sistemi riceventi e del sistema di acquisizione dei dati captati dalle antenne. Ad aprile, nell’ambito della settima missione, abbiamo installato e testato un tipo di antenna italiana al cento per cento, dal design al manufacturing». (mi.mo.)
Il servizio completo è su «sabato sera» del 30 maggio
Nella foto i tecnici nel deserto australiano con la distesa di antenne dello Square Kilometre Array (Ska), il futuro più grande telescopio del mondo