A tu per tu con Paolo Mainetti, il nuovo presidente della sezione imolese del Club Alpino italiano
Paolo Mainetti non dimostra i suoi 64 anni. Fisico atletico e pelle abbronzata, da metà aprile è il nuovo presidente della sezione imolese del Club alpino italiano. Subentra a Davide Bonzi, che negli ultimi sei anni ha guidato il club imolese e che ora è vicepresidente. Socio Cai dal 2006, Mainetti ha ricoperto in precedenza il ruolo di segretario. Originario di Codrignano, residente a Borgo Tossignano, è un ex tecnico commerciale nel settore dell’automazione industriale e da 4 anni è in pensione. Ha due nipoti adolescenti. A guardarlo, potrebbe essere il testimonial perfetto per uno spot sui benefici della vita all’aria aperta.
E’ l’aria di montagna che fa così bene?
«In realtà – risponde sorridendo – fa bene camminare. Non sono io a dirlo, ma persone più esperte di me. Poi si può scegliere dove an-dare a camminare, se in montagna o al mare…».
Da dove nasce la sua passione per la montagna e come ha deciso di aderire al Cai?
«Sono nato in prossimità dei calanchi e della Vena del gesso. Le mie fughe da bambino e adolescente erano nel bosco della Rocchetta e al podere le Banzuole, dove c’è l’ex casa padronale del poeta Alfredo Oriani, ormai avvolta dalla vegetazione. Da giovane andavo in montagna in autonomia. Poi ho lavorato con Massimo Marondoli, ex presidente del Cai di Imola, grande alpinista. Mi sono appassionato alle sue avventure e ai suoi viaggi, così mi sono iscritto al Cai anche per poter andare in montagna in modo più organizzato e sicuro».
Che tipo di «montanaro» è? Rocciatore, sciatore, alpinista…
«Per me la montagna non è solo la cima, ma fino a dove riesco ad andare con le mie gambe: mi piace camminare, salire e arrivare dove si può. Non amo molto arrampicare, sono emozioni diverse. Ho sciato, ma non scio più. Quello che più mi attrae della montagna è capire, ad esempio, la sintonia che ha con l’ambiente la popolazione che vive in quei luoghi e quali politiche vengono adottate per far sì che la gente non li abbandoni. Ho grande rispetto per quelle persone che vivono nel sudore, nel silenzio e nella fatica».
Ora, da presidente del Cai di Imola, la montagna non è più solo piacere, ma anche un dovere. Che obiettivi si dà per i prossimi tre anni del suo mandato?
«Uno dei compiti che mi aspetta è quello di potenziare i gruppi meno numerosi, ad esempio quello dell’alpinismo. Dobbiamo aumentare il numero degli accompagnatori titolati, che hanno seguito l’apposito corso di alpinismo avanzato, organizzato dalle scuole Cai regionali o nazionali. Si tratta di percorsi impegnativi. In questi anni, poi, la selettività e le prove per conseguire questi diplomi sono diventate molto più severe». (lo.mi.)
L”intervista completa è su «sabato sera» del 30 maggio
Nella foto Paolo Mainetti sul versante sud del Kangchenjunga, tra Nepal e Tibet