Sulla torre del palazzo del Centro cittadino la prima casetta-nido per i falchi pellegrini contro il proliferare dei piccioni
Il Comune punta sui falchi pellegrini per cercare di ridurre e tenere sotto controllo i piccioni. Lo aveva annunciato in febbraio e ora è pronto a collocare le prime due delle cinque casette-nido previste, realizzate in legno di abete dai ragazzi del centro diurno Arcobaleno. La prima casetta-nido verrà posizionata in cima alla torre del palazzo del Centro cittadino. Le altre saranno poste in cima ad altrettanti punti alti della città, in prevalenza acquedotti.
«Questo sistema – precisa l’assessore all’Ambiente, Andrea Longhi – non punta all’eliminazione di tutti i piccioni, ma a mettere in equilibrio l’ambiente. La presenza del predatore può infatti calmierare la popolazione dei piccioni di circa il 25-30 per cento. Se finissero le pasture ad opera dei cittadini si potrebbe arrivare anche al 35-40 per cento. Finora il Comune ricorreva al mangime addizionato di prodotto per rendere sterili i piccioni, per un costo di circa 20 mila euro all’anno. Perché questo metodo abbia successo è però necessario che i piccioni assumano questo mangime tutti i giorni. Ma se trovano la possibilità di mangiare altro, l’efficacia viene ridotta in modo massiccio. Per far fronte al problema, prima abbiamo agito dal punto di vista amministrativo con un’ordinanza che ha esteso il divieto di dare da mangiare ai piccioni su tutta l’area comunale. La cattura e la rimozione di tutta la popolazione è prevista solo in caso di malattie. Così abbiamo studiato questo rimedio naturale, che già in altre città è stato efficace».
Longhi, infatti, si è basato sull’esperienza riportata dal responsabile regionale della Lipu dell’Umbria, Alfiero Pepponi. «Da lui – prosegue l’assessore – abbiamo ricevuto anche il materiale informativo per la costruzione delle casette-nido. Più vicino a noi, a Bologna, coppie di falchi pellegrini hanno nidificato sulle torri della Regione e su San Petronio». A Imola, i punti in cui collocare le casette-nido sono stati individuati in collaborazione con le guardie ambientali metropolitane. Per la realizzazione delle strutture, invece, il Comune ha coinvolto il centro semiresidenziale di Casola Canina, che accoglie persone in uscita dalla tossicodipendenza e che propone loro una serie di laboratori, tra cui, appunto, quello di falegnameria. (lo.mi.)
L”articolo completo è su sabato sera del 30 maggio
Nella foto la prima casetta-nido costruita dagli utenti del Centro Arcobaleno di Casola Canina