Le casette del latte non rendono più, l”azienda Baiavolpe ha chiuso le sue tra Imola e Vallata
I tempi d’oro dei distributori di latte crudo sono finiti. Ne è convinto Maurizio Ronchini, 28 anni, proprietario dell’azienda agricola Baiavolpe di Fontanelice che gestiva tre «casette del latte» tra Imola e Fontanelice. Questi distributori si sono diffusi nei comuni del circondario negli ultimi dieci-quindici anni, permettono di acquistare latte crudo prodotto dalle aziende agricole della zona e, talvolta, anche prodotti caseari o uova. Un’opportunità per gli agricoltori di vendere direttamente ai consumatori e una comodità per i cittadini che possono acquistare il famoso litro di latte oppure le uova ad ogni ora del giorno e della notte anche quando i normali negozi hanno la saracinesca abbassata.
Il latte è fresco ed è venduto ad un prezzo modico, solitamente il costo è di 1 euro al litro; non essendo pastorizzato occorre bollirlo prima di utilizzarlo e va consumato entro tre giorni. Ronchini ha rilevato le tre «casette» nel 2016 ma la realtà si è rivelata meno rosea di come gli era stata dipinta: «Ho acquistato i distributori tra aprile e marzo, uno è quello che si trova a Imola in via Pirandello, presso il Sante Zennaro, il secondo è a Borgo Tossignano e l’ultimo a Fontanelice. Nella mia azienda ho venti vacche da latte, pensavo fosse un modo per valorizzare il mio prodotto e ottenere un prezzo maggiore. Il latte crudo venduto alla grande distribuzione – spiega – rende appena 35 centesimi al litro, quindi sembrava conveniente guadagnare 1 euro al litro, pur aggiungendo le spese di gestione delle “casette”».
In qualche caso il produttore è uno solo, in altri la stessa «casetta» è utilizzata da diverse aziende per i singoli prodotti, ciascuna con le sue macchine, è il caso, ad esempio, di quella di Imola dove Ronchini vende solo il latte, un’altra azienda le uova e ci sarebbe una terza per i formaggi. Comunque sia, i costi si sono rivelati più alti di quanto il giovane agricoltore si aspettasse e i guadagni piuttosto magri. «Forse una volta la rendita era maggiore ma adesso erano soprattutto spese e impegno. Alla fine con il guadagno non riuscivo a coprire neanche lo stipendio dell’operaio che se ne occupava. La situazione non era più sostenibile – conclude Ronchini -. Penso che i distributori siano utilizzati prevalentemente da persone anziane. Per molti la soluzione più comoda rimane comprare il latte nei supermercati, perché non ci si deve andare apposta, non è da bollire e non è da consumare entro tre giorni».
Così a giugno dell’anno scorso ha chiuso i distributori di Fontanelice e Borgo, a novembre anche quello di Imola. Per le due «casette del latte» nei piccoli paesi della vallata del Santerno non sembra non esserci futuro, le attrezzature interne sono già state smantellate. (re.co.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 9 maggio
Nella foto la casetta del latte in via Pirandello a Imola