I segreti del Carciofo Moretto di Brisighella, prodotto di stagione che cresce bene tra i calanchi esposti al sole
«Il 2019 potrebbe essere l’anno del rilancio del Carciofo Moretto di Brisighella». Questo, l’augurio di Franco Spada, agronomo e presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione dell’olio di Brisighella Dop. La produzione è buona e si avverte ottimismo tra gli agricoltori. «Il progetto comprensoriale per il recupero storico di questo prodotto – continua Spada – si è interrotto circa due anni fa, ma occorre riprendere in mano il materiale che è stato preparato. Il Comitato promotore deve fare valutazioni sul disciplinare e reimpostare lo studio per la richiesta della Dop. Sarà difficile perché la zona di riferimento è veramente una micro area, ma sarebbe importante definirne i confini».
Una varietà rustica della più conosciuta pianta importata dai romani dalla Spagna e dall’Africa e arrivata sulle nostre tavole solo nel 1446. Varietà unica ed antica, che nel corso dei secoli non è mai stata oggetto di interventi di miglioramento genetico, così da conservare ancora oggi le peculiarità conferitegli dalle particolari condizioni della zona di produzione, circoscritta al solo territorio del comune della provincia di Ravenna. Diverse famiglie di agricoltori del brisighellese e del faentino coltivavano questa pianta, oggi prodotto di nicchia, già a metà del Novecento, come certificato da testimonianze orali raccolte dalla Provincia di Ravenna. In passato lo si coltivava prettamente nelle scarpate vicino alle case di campagna, dove la massaia buttava la cenere di camini e stufe a legna, ostacolando la presenza di roditori, ghiotti della sua radice.
«La pianta – come ricorda il Crpv, il Centro ricerche produzioni vegetali di Cesena – si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti vegetativi basali, i carducci, che sono usati per la riproduzione». Colore violaceo con riflessi dorati, spine giallo nere ben formate e rigide, sapore leggermente amaro ma fresco e appetitoso. «Dal punto di vista agronomico – spiega ancora il Crpv – predilige i terreni siliceo-argillosi tipici dei calanchi romagnoli, ben esposti al sole». L’ortaggio sarebbe stato involontariamente «battezzato» Moretto dalla madre del ristoratore Nerio Raccagni. «Mia madre – racconta – diceva sempre che, così selvatico e difficile da pulire perché ti forava le mani, era brutto, spinoso e cattivo proprio come me. Siccome il mio soprannome era Moretto, lo diventò anche il carciofo».Oggigiorno questa varietà è coltivata da una trentina di produttori, cinque dei quali custodi del Carciofo Moretto, per un totale di circa 10 ettari.
«In realtà nel 2016 i custodi erano dieci – specifica ancora Spada – ma gli ultimi due anni sono stati particolarmente difficili per l’attacco indiscriminato dei topi sulle piante e per ridimensionamenti che hanno interessato alcuni produttori». Stefano Nannini è uno di loro, coltiva circa 4 mila piante in 5 mila metri quadrati in località Marzeno di Brisighella: «E’ un prodotto molto interessante – racconta -, tipico del luogo. Il Moretto è stato sempre legato a questi suoli che gli conferiscono profumi e sapori inconfondibili».
Ma è tempo di pensare al raccolto. «In due giorni – dice Silvano Neri dell’azienda “I frutti di stagione” di Brisighella, che in tre ettari di terreno coltiva 40 mila piante che danno 60 mila carciofi – è caduta l’acqua che serviva, è andata benissimo e a metà settimana cominciamo a raccogliere. Anzi, comincio a raccogliere perché faccio tutto da solo: la mattina presto o di notte, con la lampadina in testa come quelli che vanno a correre. Quando c’è buio e fresco si raccoglie meglio perché – spiega – il gambo si spezza e non si deve tagliare con le forbici e ci si può vestire più pesante. Le spine acute sono molto pungenti e occorre proteggersi bene».
E dal 2005 a Brisighella viene organizzata la Sagra del Carciofo Moretto, proprio per promuovere e valorizzare questa varietà rustica di carciofo. L”edizione di quest”anno è partita il 5 maggio e il prossimo appuntamento per gustare i piatti a base di questo ingrediente è domenica 12 maggio (al.gi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 2 maggio