“Quando un posto diventa un luogo” è giunto alla quinta edizione, quest”anno le re-inaugurazioni sono undici
Il progetto “Quando un posto diventa un luogo”, che ha lo scopo di rendere familiari, soprattutto ai ragazzi, i punti della città che ricordano i fatti della Resistenza e della Liberazione, è giunto alla sua quinta edizione, consolidando l’esperienza della collaborazione tra Anpi, Cidra, scuole del territorio con i loro insegnanti e studenti. Quest’anno i «posti» che diventeranno «luoghi» sono 11, re-inaugurati con iniziative come sempre coordinate dall’ideatrice del progetto, Annalisa Cattani: «La Rossa», la chiesa del Carmine, Ponticelli, Sasso Morelli, Pozzo Becca, Sesto Imolese, la Rocca sforzesca, piazza Matteotti per l’uccisione di Maria Zanotti e Livia Venturini, lo stabilimento Cogne, le vie di fuga dei partigiani nel centro storico, la pineta del Macello per il bombardamento del 13 maggio 1944.
E’ proprio l’ideatrice, a ragionare sulla natura dell’iniziativa: «Il progetto “Quando un posto diventa un luogo”, deriva dal motto del geografo Ti fu Yuan che sosteneva che quando un posto diventa familiare lo si può definire luogo. Abbiamo fatto di questa citazione un filo conduttore di una lunga collaborazione tra le scuole, l’arte contemporanea e la storia con la collaborazione dell’Anpi, del Cidra e dell’Amministrazione comunale. In questi anni abbiamo cercato di fare degli esercizi di memoria, delle palestre del pensiero perchè è molto importante mantenere vivi i luoghi, è importante una resistenza all’indifferenza che è forse la piaga più grave che viviamo in questo ultimo periodo. Le collaborazioni con gli studenti sono passate da una proposta iniziale di un progetto a veri e propri laboratori di ricerca che hanno portato a processi di cittadinanza attiva e a relazioni approfondite con i docenti. Gli stessi insegnanti sono diventati dei partner di una squadra che nel corso del tempo ha prodotto dei risultati e dei contenuti e fondato dei valori che si spera restino nei ragazzi a lungo e li aiutino a guardare il mondo con una nuova consapevolezza».
Ma occorre fare di più: «Quello che manca oggi è il pensiero critico – continua Annalisa Cattani -. Quello che manca oggi non è la conoscenza, le nostre scuole forniscono un bagaglio di conoscenze tra i migliori al mondo, ma quello che manca è passare dalla conoscenza alla competenza, dalla conoscenza all’abitare i contenuti e a farli propri. Questo tipo di laboratorio cerca di fare della memoria un patrimonio condiviso, cerca di fare di ogni monumento un elemento di vita per tutti. La filosofa Martha Nussbaum dice, non a caso, che alla base della crisi mondiale economica e valoriale sta la perdita di compassione. Ecco, potremmo dire che questi laboratori sono esercizi di compassione dove nulla è patetico, ma si reinsegna ai ragazzi a “patire con”. E’ una sorta di laboratorio sentimentale dove tramite la storia e l’arte si fa vedere che tramite ciò che si studia si può cambiare il mondo. Dall’altro lato si cerca di far sentire un’estetica che non è più all’insegna di un puro decorativismo ma è vera e propria estesia contro l’anestesia e l’indifferenza». (r.cr.)