Rischia di sparire la stanza dei cimeli di Luciano Pezzi nella torre Mercatone Uno
«C’è un filo rosso che lega Coppi, Gimondi e Pantani, a reggerlo è Luciano Pezzi, che tesse la sua tela di grande direttore sportivo con l’acume che aveva già in corsa e con la passione che gli proviene dal cuore. Verrebbe quasi voglia di dire che Luciano Pezzi i campioni li fa diventare leggenda, Re Mida di un ciclismo che ha percorso pedalando senza smettere mai».
Lo abbiamo raccontato nel 2009 in 128 pagine con il libro «La bicicletta sul Muro» (Bacchilega Editore), dedicato al ciclismo a Dozza. E sicuramente Luciano Pezzi e Romano Cenni di pagine, nella storia del ciclismo italiano e mondiale, ne hanno scritte molte di più. Nato nel 1921, Luciano Pezzi fu un ottimo ciclista professionista a partire dal 1948, a 27 anni: prima la bicicletta lo aveva riportato a casa dal fronte, l’8 settembre 1943, dopo essere stato partigiano al fianco di Arrigo Boldrini, il comandante Bulow.
Fu poi il miglior gregario al servizio di Fausto Coppi, che si fidava ciecamente di lui, ma comunque capace di vittorie individuali (Pezzi trionfò in una tappa al Tour de France nel 1955). Empatico com’era, il futuro da direttore sportivo era scritto nel suo destino: e così accompagnò Felice Gimondi nei suoi trionfi in maglia Salvarani negli anni Sessanta, poi insieme a Romano Cenni, da presidente del team professionistico Mercatone Uno, fu l’artefice della rinascita sportiva di Pantani. A fine 1995 Marco da Cesenatico era un talento di 25 anni, già sul podio al Giro, al Tour e al Mondiale, ma scendendo dal Colle Superga alla Milano-Torino venne centrato da un’auto contromano: gambe massacrate e un anno di stop. Nessuno era mai tornato competitivo con così tante ossa rotte in carriera, ma Pezzi e Cenni erano certi che quel romagnolo potesse ancora vincere. Nel 1998 Pantani vinse il Giro d’Italia e, due mesi dopo, il Tour de France. Pezzi se ne andò a giugno, tra un trionfo e l’altro. Lo stesso anno nacque la Fondazione Luciano Pezzi, su iniziativa del figlio Fausto (proprio così, come Coppi) per mettere a disposizione di tutti gli appassionati di ciclismo una serie di cimeli conservati da Luciano nel corso di una carriera lunga esattamente 50 anni, dal ’48 al ’98.
«Nel 2002, poco dopo l’inaugurazione della nuova torre direzionale Mercatone Uno in via Molino Rosso – ricorda oggi Fausto Pezzi -, Romano Cenni mi fece la proposta di allestire una stanza, al primo piano della torre, con i ricordi conservati da mio padre. Qualcosa che ricordasse la figura di Luciano, legato a lui da una profonda amicizia, e che ripercorresse anche l’attività di Cenni nel ciclismo con i team Germanvox, attivo negli anni Sessanta con Vito Taccone e Ole Ritter, e Mercatone Uno negli anni Novanta con Cipollini, Bartoli e tanti altri, oltre a Pantani». La collezione di cimeli fu così affidata a titolo di comodato d’uso temporaneo dalla Fondazione Luciano Pezzi a Mercatone Uno. Un accordo sancito da una scrittura privata.
Quel documento è ancora in mano a Fausto, ma non è stato ritenuto sufficiente per attribuire la proprietà alla Fondazione Pezzi. E non è bastato nemmeno disporre della disponibilità degli atleti stessi a testimoniare il fatto di aver effettivamente donato i propri oggetti o trofei proprio a Pezzi e alla Fondazione. Così, oggi, i ricordi di Luciano sono stati acclusi tra quelli che potrebbero essere messi all’asta per pagare i creditori. (ma.ma.)
Altri particolari nell”articolo completo su “sabato sera” dell”11 aprile 2019.
Nella foto: Luciano Pezzi, scomparso nel giugno 1998, con Marco Pantani