Produzione del miele in ripresa secondo i dati 2018 dell”Osservatorio nazionale, ma preoccupa la siccità
La diffusione in questi giorni del report annuale curato dall’Osservatorio nazionale miele con sede a Castel San Pietro, mette in primo piano il mondo del miele e degli apicoltori. La pubblicazione rende noto l’andamento produttivo e di mercato per la stagione 2018 di questo prezioso prodotto e riporta le informazioni della banca dati apistica istituita nel 2009 e che dal 2017 presenta l’elenco completo del panorama apistico. Dalle pagine emerge che all’1 marzo 2019 ci sono in Italia 55.877 apicoltori, in Emilia Romagna sono circa 3 mila. Gli alveari presenti sul territorio nazionale sono 1.273.663, in Emilia Romagna sono circa 87.536. Tutti numeri in linea con il 2017.
«Nel circondario imolese – precisa Giorgio Baracani, apicoltore di Castel Guelfo e vicepresidente di Conapi, il maggiore consorzio italiano di apicoltori – gli alveari censiti sono 8.488 e corrispondono al 9,7 per cento degli alveari presenti in regione. Il numero di apicoltori della zona non è direttamente estraibile, ma si stima superiore alle 250 unità; di queste, almeno una decina sono dedite all’allevamento delle api regine». Dal report anche i dati sulla produzione del 2018. «A parte quella primaverile – precisa Giancarlo Naldi, direttore dell’Osservatorio nazionale miele – in Emilia Romagna non è andata male, sia pure con grande disomogeneità da zona a zona. Dopo tre anni di raccolti magri e soprattutto dopo un 2017 pressoché tragico possiamo essere un po’ positivi».
Il 2018 è stato un anno con una partenza difficile a causa della forte siccità del 2017 che ha fatto sentire i suoi effetti anche in avvio di questa stagione e per il clima che ha contribuito a peggiorare una situazione già delicata. «Analizzando le principali fioriture, al nord si è tornati a fare l’acacia dopo anni molto magri, ma purtroppo l’Emilia Romagna, con una media di 10 chili/alveare, ne produce meno della metà di quella attesa. Soddisfacente, sia pure con una certa irregolarità, il castagno e bene, sempre nella nostra regione, anche il tiglio prodotto in pianura». Dalla regione al locale. «Facendo una stima in base ai dati in nostro possesso – ribatte Baracani – possiamo dire che nel circondario imolese abbiamo avuto nel 2018 una produzione di circa 194 tonnellate delle diverse tipologie di miele».
In merito all’evoluzione dell’apicoltura professionale, i dati in nostro possesso riportano un aumento degli apicoltori con partita Iva, di quegli operatori cioè che si rivolgono al mercato e che detengono la schiacciante maggioranza degli alveari. «L’Emilia Romagna – sottolinea ancora Giancarlo Naldi – sta perfettamente in questa evoluzione, confermando alta capacità professionale e propensione ad anticipare le sfide». I produttori dell’Emilia Romagna insomma hanno grandi potenzialità, ma anche un peso notevole dei fattori limitanti che gravano sul settore, ad iniziare dall’impatto degli eventi estremi sempre più frequenti dovuti al cambiamento climatico, per continuare con i danni che si subiscono dall’utilizzo ancora diffuso di pratiche agricole scorrette, dalle patologie e dagli aggressori che incombono. (al.gi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 4 aprile
Nella foto Giancarlo Naldi