Tra Bacchilega e Galli l’Imolese ha tutti contro, così si rischia la fine del calcio
Lorenzo Spagnoli domenica scorsa, al termine della partita, è entrato nella sala stampa dello stadio Romeo Galli e ha espresso tutta la sua disapprovazione per le precarie condizioni del terreno di gioco dove si era appena conclusa la partita, pareggiata 1-1 col Renate (qui il video). «Abbiamo giocato in un campo da amatori – ha tuonato il presidente dell’Imolese -. Se non ci meritiamo nemmeno un terreno all’altezza della categoria, io vi dico che prendo su e me ne torno a casa. Perché sono stanco di vedere che da un lato si raccolgono firme con l’intento di impedirci di portare avanti il progetto del nuovo stadio in Pedagna, mentre dall’altro ancora non sappiamo se verranno svolti i lavori al Romeo Galli richiesti dalla LegaPro per consentirci di giocare qui l’anno prossimo. Siamo arrivati al punto che non abbiamo nemmeno un campo adeguato. E’ una vergogna. Se diamo fastidio, ce lo dicano apertamente, che noi ci leviamo dalle palle».
E’ chiaro che il vaso ormai è colmo, e lo sfogo di Spagnoli altro non è che l’espressione di un malessere dovuto all’assoluta mancanza di simmetria fra ciò che si propone di fare e le risposte che riceve dall’Amministrazione cittadina. Uno stato d’animo, quello del numero uno della società rossoblù, che si trascina da diverso tempo, e che pare destinato ad aumentare col passare dei giorni, se continuerà ad esserci sempre qualcuno a porre ostacoli ai suoi progetti. O anche semplicemente a muoversi con una lentezza al limite dell’immobilismo. Certo, domenica il Romeo Galli era irriconoscibile rispetto a quello che per tanti anni abbiamo ammirato e apprezzato per il suo soffice tappeto erboso. Così non l’avevamo mai visto in questo periodo della stagione; già l’impatto visivo dell’erba ne tradiva durezza e irregolarità, con avvallamenti qua e là che rappresentavano una pericolosa insidia per gambe e caviglie dei calciatori. Un paio di punti dell’area dalla parte degli spogliatoi erano pure privi di erba che, come hanno dichiarato alcuni giocatori, per l’occasione non era stata tagliata. L’Imolese paga l’affitto per giocare le sue partite casalinghe, e giustamente pretende dall’Atletica Sacmi Avis, che ha in gestione l’impianto, un’adeguata manutenzione del suo prato. Ma la minaccia di mollare tutto da parte di Spagnoli non è dovuta solo alle momentanee (si spera) condizioni del campo. Rilevanza ben maggiore ha la probabilità di dover emigrare nella prossima stagione a Bologna, Ferrara o Cesena per il ritardo sulla ristrutturazione del Romeo Galli, con al centro l’installazione di nuovi pali per il potenziamento dell’illuminazione.
A questo si aggiunge lo stato di stallo in cui si trova il progetto per lo stadio al Centro Bacchilega, che l’Imolese non solo gestisce in maniera esemplare, ma che ha addirittura migliorato nelle infrastrutture, investendo (e non poco) di tasca propria. Stessa cosa farebbe se ottenesse il via libera per il nuovo impianto che valorizzerebbe ulteriormente il centro sportivo in Pedagna, che in futuro rimarrebbe in dote alla città. Ostacolare questa iniziativa, accampando motivi all’apparenza futili, come quello della sicurezza e dell’ordine pubblico nella zona, equivale a perdere la grande opportunità di dotarsi di un nuovo e moderno stadio praticamente a costo zero per l’Amministrazione. E mette a serio rischio l’esistenza stessa dell’Imolese, se Spagnoli e la sua compagna Fiorella Poggi, stanchi della situazione, decidessero di piantare baracca e burattini. Perdere una società che dal 2013 ad oggi l’ha portata dall’Eccellenza a serie C, investendo nel settore giovanile e dotandola di una organizzazione professionistica che le ha permesso di acquisire una credibilità in campo nazionale che mai ha avuto nei suoi 100 anni di storia, equivarrebbe alla fine del calcio a Imola. (a.d.p.)
Nella foto (Isolapress): Lorenzo Spagnoli domenica scorsa durante il corteo del settore giovanile prima della sfida con il Renate