Ritratto di una generazione, a teatro si discute sul «nome del figlio»
Al cinema, ne Il nome del figlio diretto da Francesca Archibugi, a scegliere un nome storicamente «pesante» per il figlio in arrivo, è Alessandro Gassman. Ma anche Patrick Bruel, nel film francese Cena tra amici uscito qualche anno prima. Entrambi sono adattamenti cinematografici di Le prénom, pièce teatrale scritta da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte che poi diressero anche il film francese. E che ora è anche sui palcoscenici italiani in una produzione del Teatro Stabile di Verona, che arriva al teatro Stignani di Imola dal 13 al 17 marzo.
Diretto da Antonio Zavatteri e con la versione italiana firmata da Fausto Paravidino, Le prénom ha per protagonisti Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Aldo Ottobrino e Gisella Szaniszlò. La storia è ambientata durante una serata conviviale a casa di due professori dichiaratamente di sinistra, che ospitano tre amici quarantenni come loro: il fratello della padrona di casa, che fa l’agente immobiliare, la sua compagna in ritardo a causa di un impegno di lavoro con dei giapponesi, e un amico single trombonista in un’orchestra sinfonica. Il fratello comunica alla compagnia che diventerà padre e, dopo le felicitazioni di rito, scatta la classica domanda sul nome. La risposta genererà sconcerto, perché il nome «evoca imbarazzanti memorie storiche. Il dubbio è che si tratti di uno scherzo – si legge nel comunicato stampa -, ma la discussione degenera ben presto investendo valori e scelte personali. Tra offese reciproche che non mancano di ferire tutti (nessuno escluso), nasce così il ritratto di una generazione allo sbando, dove tutti hanno qualche segreto da nascondere o da rinfacciarsi».
Nella foto (di Bepi Caroli) un momento dello spettacolo