Il 21 febbraio a Bubano la proiezione del cortometraggio di Paolo Gentilella sul partigiano Dante Cassani
Dante e Paolo non si sono mai incontrati. Pur essendo entrambi di Bubano e quasi coetanei, appartengono a due epoche e mondi diversi: il primo al passato, il secondo al presente. Dante Cassani è caduto il 23 febbraio 1944 all’Albergo di Cortecchio, località nel comune di Palazzuolo sul Senio, durante uno scontro tra fascisti e partigiani della 36ª brigata Bianconcini Garibaldi, di cui faceva parte. Aveva solo 17 anni. Paolo Gentilella, invece, ha appena compiuto 20 anni. E’ al suo secondo anno di università, studia Scienze della comunicazione a Bologna, lavora part time per un artigiano, ha la passione per le arti visive, il cinema e la scrittura.
Paolo è il regista del cortometraggio “Volevamo essere liberi”, ispirato alla storia di Dante Cassani. La presentazione ufficiale si terrà giovedì 21 febbraio, alle 20.30, alla sala civica di Bubano. Lo abbiamo incontrato per chiedergli come è nato questo progetto, la sua opera prima.
Cosa sapevi di Dante Cassani prima di questa esperienza?
«A Bubano è una istituzione. Quando da piccolo giocavo nella piazza che porta il suo nome, ogni tanto mi fermavo alla lapide che lo ricorda. Già da bambino sapevo che è stato tra i primi partigiani a morire e che era morto giovane. Tre anni fa, passando in piazza per caso durante le celebrazioni del 25 Aprile, ho sentito una ragazza che leggeva la sua storia. Quelle parole mi hanno dato degli spunti visivi. E ho pensato che quella storia andava raccontata per immagini. Le prime idee le ho buttate giù in treno, poi ho scritto un soggetto».
Come hai fatto poi a tradurre quegli spunti in un cortometraggio?
«Mi sono rivolto al sindaco di Mordano, in cerca di finanziamenti e dell’appoggio del Comune. Attraverso l’assessorato alla Cultura sono entrato in contatto con l’Anpi di Mordano e di Imola, poi con il Cidra. Mi hanno dato fiducia e di questo li ringrazierò sempre. Così ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura».
Seconda guerra mondiale e Liberazione non sono argomenti che oggi fanno molto presa sui giovani. Perché hai voluto cimentarti con un soggetto di questo tipo?
«E’ vero che oggi questi argomenti in genere non interessano i giovani. Un po’ forse è colpa di come vengono comunicati, ma è anche il motivo per cui ho voluto regalare alla mia comunità un progetto del genere. Un film fa entrare meglio nell’emotività dei personaggi. E mi fa piacere che la Rete degli studenti medi mi abbia chiesto di presentare il mio lavoro nelle scuole».
Come ti sei documentato?
«Il libro di Graziano Zappi “La rossa primavera” mi ha aiutato a capire com’era Bubano a quei tempi e a conoscere i volti dei partigiani. Attraverso il Cidra ho potuto consultare i documenti dell’epoca e conoscere anche le versioni non ufficiali della vicenda. Sempre il Cidra mi ha permesso di utilizzare i vestiti originali dei partigiani, così come gli accessori dell’epoca, fazzoletti, cinturoni, un binocolo. Altri costumi ci sono stati forniti dalla Compagnia quasi stabile di Bubano. Per fortuna durante le riprese non abbiamo perso niente…».
Dove e quando avete fatto le riprese?
«Abbiamo girato dal 13 al 16 settembre, in parte a Bubano e in parte in un casolare, messo a disposizione da una delle comparse, a Rapezzo, località non lontana da dove sono successi i fatti. Sono stati giorni molto intensi, abbiamo lavorato anche 11 ore di seguito, senza pause, per ottimizzare i tempi. Alla fine il cameraman aveva i calli alle mani. Poi da settembre fino a inizio febbraio c’è stata la parte di post produzione, il montaggio del girato e del suono, in collaborazione con il fonico, Francesco Baldisserri di Bubano. Giacomo Ronzani, che ha curato la fotografia, è di Massa Lombarda. Giuseppe De Salvia, invece, ha composto le musiche da zero».
Da chi è formato il cast?
«Molti sono amici di Imola e Mordano: Martina Medici, Alessandro Zanoni, Luca Mengoli. Gli attori erano in tutto dieci, ma dietro la macchina da presa eravamo molti di più. Tra loro Eugenio Andalò, segretario di edizione. L’attore che inter-preta Graziano Zappi, Alberto Pirazzini, è un mio vecchio amico di Lugo che studia al Piccolo Teatro di Milano. E’ stato lui a mettermi in contatto con altri aspiranti attori, tutti tra i 19 e i 22 anni. Tra questi c’è il protagonista che interpreta Dante, il romano Flavio Capuzzo Dolcetta». (lo.mi.)
L”intervista completa è su «sabato sera» del 14 febbraio
Nella foto Paolo Gentilella durante le riprese