Buona Settimana di Marco Raccagna: “Sanremo: Mahmood? Un ragazzo normale”
Alessandro Mahmood, in arte solo Mahmood, con la canzone Sold ha vinto il 69º Festival di Sanremo. Alessandro è di Milano, tra il quartiere di Basmetto e Gratosoglio, ed è nato nel 1992 da madre sarda e padre egiziano. Sono bastati il suo cognome, le parole ramadan e narghilè nel testo della canzone e forse qualche passaggio arabeggiante della melodia per fare scoppiare il caso. Con l’aggiunta che Mahmood ha vinto contro Ultimo, il favorito, grazie al voto dei giornalisti e della giuria d’onore, mentre la gente da casa aveva scelto proprio Ultimo e nettamente.
Ed eccoli subito i «nostri» vicepremier Salvini e Di Maio ad urlare allo scandalo, alla élite che si oppone al popolo, all’egiziano contro l’italianità. E in loro aiuto accorrere la trafelata giornalista ex craxiana e oggi leghista (domani si vedrà, dipende) Maria Giovanna Maglie, parlando di meticciato e di Maometto (Alessandro!) che ha vinto il Festival. Con tanto di trasmissioni televisive che si interrogano sul significato politico della vittoria di Mahmood. E a tutto questo bel clima da caccia alle streghe ecco che danno una mano quelli che a loro volta, altra faccia della stessa medaglia, gridano alla vittoria dell’accoglienza e dell’integrazione contro il Governo in carica e in particolare contro la Lega di Salvini. Vorrei chiuderla con «perché Sanremo è Sanremo» e invece accenno ad una questione che si evince da questo dibattito assurdo e che già ora mi preoccupa.
La politica, in Italia, da sempre invade anche il campo della vita privata. Basti pensare a quando anche nella nostra piccola Imola era di sinistra andare in una certa gelateria e di destra comprare il cono in un’altra. Ma qui siamo di fronte all’inizio di un salto di qualità. Qui non si tratta più della politicizzazione di alcuni gesti della nostra vita quotidiana. Si tratta di essere indicati come pericolosi sovversivi se non si dice la cosa giusta su un qualsiasi argomento. Indicati da chi? Da chi governa, Salvini e Di Maio per primi e a seguire dalle loro corti. E’ lo stabilire che il popolo attraverso le elezioni politiche non decide solo chi debba governare il Paese, ma anche come debbano essere i costumi dello stesso, le opinioni e il pensare delle persone, cosa ci debba piacere e cosa no. Ecco allora che se ti piace Soldi sei un comunista fuori dal tempo e se l’hai votata sei un’élite radical chic lontana dalla gente. Ecco allora il continuo bisogno di indicare nomi e cognomi da «odiare»: gli ultimi, il Presidente Napolitano, la Francia… E così via. E’ una brutta strada, molto pericolosa, che fa tornare alla mente 1984 di George Orwell. E non bastano ad addolcire la pillola i ragazzi dei palazzoni tra Basmetto e Gratosoglio, periferia di Milano, che dicono che ha vinto uno normale, che Alessandro è uno di loro.
Ecco come ti decongestiono il Ps
Prato, Toscana. Asl Toscana Centro e il Pronto soccorso dell’ospedale con più di 100.000 accessi ogni anno (Imola viaggia sopra i 60.000). Troppi e moltissimi impropri: quasi impossibile gestirli. E cosa si sono inventati allora? Una sperimentazione, che sta dando ottimi risultati e che pare esportabile. Una corsia di accesso e un team specialistico di medici che lavora in due stanze a fianco del Pronto soccorso riservati ai soli pazienti geriatrici sopra i 75 anni di età. Non quelli che hanno problemi acuti, che seguono l’iter normale. Ma i moltissimi che accedono al Pronto soccorso perché non c’è altro luogo dove andare, i cronici, i «non mi sento bene» e «ho un dolorino qui». Effetti: maggiore concentrazione sugli acuti dello staff del Pronto soccorso, accorciamento immediato e per tutti dei tempi di attesa, Pronto soccorso non più lasciato solo come interfaccia tra ospedale e territorio, i pazienti geriatrici presi in carico e seguiti anche successivamente alla visita in ospedale da parte del team in collaborazione con i medici di base. Fantascienza? No. Si può fare? Sì. Le buone pratiche esistono.
Buona settimana.