Matteo Montanari rompe gli indugi: «Disponibile a candidarmi per un progetto che vada oltre il Pd»
«Oggi non è il momento di stare in ritirata ma di avere un po’ di incoscienza, coraggio e senso di servizio verso la propria comunità». E’ con questo spirito che Matteo Montanari rompe gli indugi e dice: «Sono disponibile a candidarmi». L’orizzonte è quello delle amministrative di maggio, quando anche Medicina dovrà votare per scegliere sindaco e Consiglio comunale. «Un certo mondo democratico, del centrosinistra e più ampio, si sta orientando sulla mia figura». L’attuale vicesindaco non rinnega la tessera del Pd che ha in tasca, ma non ha dubbi: «Oggi il Partito democratico non può pensare di essere autosufficiente, ma di mettersi a disposizione diventando per primo accogliente, far partecipare le persone, perché in tanti non l’hanno abbandonato solo perché sono impazziti…».
Sostegno e squadra per il suo progetto che dovrà «per forza andare oltre il Pd» li sta cercando «tra le persone che in questi anni si sono impegnate nell’associazionismo, nei mondi dello sport, dell’agricoltura, delle parrocchie. La vera forza del nostro territorio è la collaborazione, ciascuno per il suo pezzo. Pensiamo a nidi e asili paritari, sono stati fondamentali per dare una risposta quando nel pubblico non c’era posto. Io vengo da Sant’Antonio, Medicina ha un territorio ampissimo e le frazioni hanno storicamente una forte autonomia ma oggi vedono erodersi i servizi, banca, posta… Non si può pensare di fermare la marea o risolvere trend mondiali da Portonovo, ma possiamo dare il nostro contributo in area metropolitana affinché la specificità della pianura sia considerata accanto a città e montagna, così le vecchie testimonianze agrarie possono essere importanti per riqualificare il territorio».
Montanari negli ultimi dieci anni è stato assessore, nelle due Giunte Rambaldi si è occupato dai Lavori pubblici alla Viabilità, passando per Piano strategico, Cultura, Volontariato. Il «modo nuovo» di affrontare i problemi ha una base fondamentale: «Oggi la vera differenza la fa la competenza, i soldi li trovi. Noi l’abbiamo dimostrato finanziando negli ultimi cinque anni le opere pubbliche con una media del 50 per cento di fondi non nostri. Per la riqualificazione del Canale di Medicina 1 milione verrà dalla Regione su un progetto da 1,4 milioni, su 121 progetti siamo arrivati noni perché avevamo fatto il Piano strategico, cioè la partecipazione dei cittadini e preparando un progetto, ragionando sul medio-lungo periodo non solo nell’immediato. Il Carmine è un bene privato, della Curia di Bologna, tra qualche anno potremo rimetterlo a posto, è un rischio ma consideriamo le esternalità positive: daremo un valore aggiunto al centro storico e alle attività presenti, a quelle culturali. Oggi occorre avere prima di tutto una visione sul futuro e poi trovare gli strumenti nuovi per riuscirci, senza timore di fare. Altrimenti rischiamo di “essere bolliti”, anno dopo anno gestisci il declino, solo le buche delle strade, e io non sono disponibile a fare il sindaco per questo». (l.a.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 7 febbraio