Bimbi che assistono a scene di violenza in famiglia
Bimbi che assistono a scene di violenza in famiglia: litigi, insulti, percosse o peggio. Si chiama violenza assistita intrafamiliare, dalle gravi conseguenze sull’equilibrio psicologico dei bambini.
Il Comune di Imola ha aderito alla campagna di sensibilizzazione I bambini ci guardano, ideata da Elena Buccoliero (sociologa, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Bologna e direttrice della Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati) e realizzata dalla Fondazione emiliano romagnola vittime dei reati, Regione Emilia Romagna, Centro Donna Giustizia e Comune di Ferrara, Movimento Nonviolento e Centro di ascolto uomini maltrattanti.
Nei prossimi giorni l’Amministrazione comunale farà distribuire i materiali informativi, che saranno disponibili nelle sedi degli enti pubblici, in uffici, negozi e pubblici esercizi. Nello specifico, la campagna è stata creata individuando le “scuse” più comuni utilizzate, per “giustificare” il proprio comportamento violento, dai padri che maltrattano la partner. E’ articolata in 7 locandine ognuna delle quali si rivolge a chi guarda comunicando a più livelli, dalla realtà che gli adulti, presi nel loro conflitto, non riescono a vedere, al vissuto dei bambini.
La violenza assistita intrafamiliare è una piaga ancora per lo più sommersa, di cui gli adulti purtroppo non riconoscono la gravità. Come riporta l’associazione Save the Children nel proprio sito, “in Italia si stima che 427.000 minori, in soli cinque anni, abbiano vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo”. Nello specifico, la stima è stata fatta da Save the Children a partire dai dati diffusi dall’Istat nel 2015, relativa all’arco temporale 2009-2014.
La violenza tra i partner nelle famiglie con figli coinvolge inevitabilmente bambini e ragazzi i quali, anche nei casi non estremi, vedono, sentono, percepiscono quello che accade tra gli adulti. Imparano, anche se non vogliono, che le crisi o i contrasti si risolvono alzando le mani e in molti casi si candidano, da grandi, ad essere coloro che lo rifaranno. I figli sanno, ma gli adulti non ci vogliono pensare. Per attutire il senso di colpa, per non sentirsi cattivi genitori mettono in campo una vasta gamma di negazioni e le difendono oltre ogni logica.
A CHI RIVOLGERSI
E’ importante ricordare che in caso di violenza domestica è fondamentale rompere l’isolamento e trovare il coraggio di parlare con qualcuno di ciò che avviene fra le mura della propria casa. A questo proposito, per avere informazioni in merito, è possibile consultare l’opuscolo Diciamo NO, che contiene una mappa di tutti i soggetti del territorio che, con competenze diversificate, sono in grado di aiutare ad affrontare il difficile percorso di uscita e di rinascita dalla violenza subita ed a cui si assiste.
Informazioni possono essere richieste al Servizio Politiche sociali, abitative e della coesione Città di Imola (piazza Gramsci 21, quarto piano – tel.0542 602580-2590), promozionesociale@comune.imola.bo.it.