Misteri, paure e amore nel romanzo di Gabriella Pirazzini ambientato all”isola d”Elba
«L’isola non ha sapore. Odore, questo sì. Odore del vento che trapassa eucalipti e agavi, facendo ondeggiare fin nelle chiome le palme. E poi le bandiere. Degli hotel, dei residence, delle case. Bianco blu e verde i colori, e il mare su cui si riflette il grigio delle nubi, a strisce variegate, un po’ bianche dove il sole vorrebbe buttarsi fuori. E poi il rumore. Rumore delle onde, banale, ma c’è. Forte. Onde piccole sulla sabbia, onde larghe al largo, increspature ricorrenti e continue sospinte dal vento che si acuisce, e fa venire la pelle d’oca sulle gambe nude. Rumore del mare che fracassa la riva. E poi rumore del caterpillar intento al ripascimento del litorale, per ricolmare la mareggiata di due giorni fa. Due giorni fa io non ero qui». Ti fa tuffare immediatamente dentro alla storia, con uno sguardo che disegna velocemente e profondamente il panorama per poi convergere sul protagonista, l’inizio del nuovo romanzo di Gabriella Pirazzini, La misura (Giraldi editore). Nuovo e primo, in quanto la nota giornalista imolese – che per anni ha guidato Con i piedi per terra su Telesanterno e ora segue Con i frutti della terra che è una produzione Tam Tam Videopro in onda su Trc – finora si era dedicata con successo ai racconti ma non aveva mai dato alle stampe un romanzo.
Lo fa con questa storia profonda e delicata, dove le parole coinvolgono portando con loro sentimenti, introspezioni, dubbi e aneliti di speranza, e poi si fermano, concentrando l’attenzione su un momento, uno sprazzo di luce o un abisso più fondo, disegnando la vita. È la storia di una vacanza che, improvvisamente, evidenzia disagi e malesseri, apre prospettive, crea possibilità. È il racconto di una relazione, che si modifica e cresce, si arrotola su se stessa, sembra ripartire, ma chissà… È uno sguardo sull’interiorità degli uomini e delle donne, sulle loro paure, sulle loro speranze, sul destino a cui non si può sfuggire. Forse. Ed è anche un mistero da scoprire, un intrigo da svelare, un segreto che spunta e colpisce. Un libro che si legge chiedendosi con curiosità come andrà a finire, e che al contempo invita a riflettere, a interrogarsi su dubbi e insoddisfazioni su cui nella vita, prima o poi, si inciampa. E, a proposito di come finirà, bisogna prestare attenzione agli ultimi capitoli perché le possibilità, nella carta stampata come nella realtà, sono sempre numerose, e Gabriella Pirazzini trova un modo intelligente e curioso per mostrarlo.
«È nato come un finto romanzo – racconta quando la incontriamo, davanti ad un caffè -: le prime dieci righe sono nate all’isola d’Elba, dove ero andata a trovare un’amica. Le ho scritte d’impulso, di getto, con emozione. Poi, con il tempo, ci sono tornata sopra e ho immaginato una storia, quella di un francese attratto dall’isola d’Elba, che poi diventa il protagonista del romanzo. Avevo anche pensato di scrivere la storia di Etienne alternata a quella di un altro francese, che all’Elba c’è stato in esilio, Napoleone, immaginando i suoi giorni sull’isola».
Di Napoleone però non c’è traccia.
«No, perché scrivendo ho preso un’altra strada. Ho sviluppato molto Etienne, che è diventato il protagonista, ma ho dato vita anche ad altri personaggi, come la moglie di Etienne, e un’altra donna (di cui non sveliamo troppo, Ndr) che all’inizio era marginale ma è diventata via via centrale. Sono stati importanti anche i consigli che mi hanno dato Marilù Oliva, che avevo conosciuto anni fa e che ha scritto la prefazione al romanzo, e la mia editor Silvia Fraccaro che ha vissuto la storia insieme a me. È stato un lavoro lungo e attento».
Il romanzo mette lo sguardo dentro ad una coppia, tra difficoltà, ferite, rancori, gioie, amore, speranze, inglobando poi chi sta attorno a loro.
«È un romanzo di relazione, poiché racconta la difficoltà di una coppia alle prese con un nodo irrisolto».
E c’è un momento importante: il viaggio, che porta ad una svolta di vita.
«Il viaggio determina sempre un cambiamento. Qui, poi, porta e trovare il proprio passato e il proprio senso».
Un tema importante, di cui scrivi in tante sfaccettature e contrari, è la paura: paura di essere solo, di amare, di andare, di restare, di crescere, di rimanere bloccati, di trovare risposte, di non trovarle…
«È un tema fondamentale. Cristina Valenti, che mi ha presentato a Bologna, ha detto che “paura” è la parola più presente nel romanzo… le ha contate!», ride.
Proprio perché le sfaccettature della vita sono infinite… un finale non bastava?
«Il finale della prima versione del romanzo era uno, il primo dell’ultimo capitolo, quello che spinge alle ricerche per annientare i segreti. Ma poi ho continuato a pensare e sono nati altri due epiloghi, per cui ho voluto pubblicarli, per lasciare un finale aperto, e sottolineare come segreti e bugie lascino sempre tracce indelebili. Nel romanzo, è il personaggio maschile quello che si interroga di più, anche se in realtà ognuno cerca la salvezza, benché a volte lo facciano con bugie o stratagemmi».
L”articolo completo è sul «sabato sera» in edicola da giovedì 24 gennaio
Nella foto (di Isolapress) Gabriella Pirazzini con il suo libro «La misura»