Matilde, la ragazza appassionata di matematica e informatica che studia a Cambridge e ha lavorato per Google
Se riscontrate che di recente il servizio di ricerca di Google sia migliorato, sappiate che il merito va anche ad una imolese che la scorsa estate ha lavorato per la nota azienda di servizi online grazie ad un tirocinio di tre mesi. A dire il vero lei, Matilde Padovano, parla di un “internship” (tirocinio, appunto) che ha avuto la possibilità di fare nell’”intern” (reparto) Google search a seguito di diversi “interview” (colloqui) perché Google è un’azienda che presta grande attenzione al “recruiting” (reclutamento del personale). La ventenne, infatti, è studentessa di Computer science presso l’università di Cambridge, in Gran Bretagna, e mastica l’inglese quotidianamente, tanto da sostituirlo, talvolta, all’italiano.
Matilde, racconta la tua esperienza…
«E’ stato semplicemente bellissimo, l’esperienza più bella della mia vita ad oggi. A differenza di quanto a volte accade in Italia, non sono stata messa a fare fotocopie o portare caffè ma sono entrata direttamente nel team che lavorava al miglioramento della Google search, il più noto fra i tanti servizi di Google. Da subito sono stata messa alla prova nella risoluzione di problemi complessi: una bella sfida», commenta entusiasta.
Com’è Google come datore di lavoro?
«Oltre a prestare grande attenzione alla formazione sul campo degli studenti, Google ha a cuore anche il benessere di tutti i dipendenti: nella sede di Zurigo, ad esempio, c’è una vasta scelta di ristoranti aziendali dove pranzare secondo le esigenze, o semplicemente la voglia che uno ha. E in ogni piano ci sono le “nap room” dove, all’occorrenza, fare pisolini utili alla creatività e alla produttività. Sono attenzioni atte ad evitare il “burnout” (esaurimento da lavoro) dei dipendenti. Inoltre l’azienda organizza numerose attività per i dipendenti al fine di incentivare il “team building” (la costruzione del gruppo di lavoro), come giornate fuori sede, weekend in campeggio o attività extralavorative per premiare gli interessi dei lavoratori. Io, ad esempio, ho partecipato a gare di canoa, ad una gita allo zoo e sono stata negli Stati Uniti per seguire una delle più grandi conferenze al mondo dedicata alle donne nell’informatica: un’opportunità grandiosa».
Ecco, quando e come nasce la tua passione per l’informatica?
«Per caso, o meglio – spiega – cogliendo un’opportunità a scuola. Durante gli anni al liceo scientifico ho partecipato prima alle Olimpiadi di matematica, materia caratterizzante il mio corso di studi, e poi a quelle di informatica, anche grazie agli studenti ed ex studenti che offrono corsi di preparazione dedicati proprio alle olimpiadi scolastiche. Mi sono subito appassionata alla risoluzione di problemi informatici attraverso gli algoritmi, per i quali serve una forma mentis prettamente matematica oltre ad una conoscenza approfondita della materia. Partecipare alle Olimpiadi di informatica è stato bello, rivelatorio ed anche utile sia per ottenere il mio internship presso la sede Google a Zurigo, sia per passare l’esame di ammissione a Cambridge». (mi.mo)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 10 gennaio
Nella foto Matilde Padovano