La famiglia Minguzzi tra la vendita di trattori e la passione per la lotta culminata nell”oro olimpico di Andrea
La storia di una impresa di famiglia che si mischia con la storia di imprese, sportive, sempre di famiglia. La lotta, comune ad ogni imprenditore, la lotta sulla materassina che molte volte non ha avuto niente di comune, ma tanto di speciale, se a farla era qualcuno con il cognome Minguzzi. Una storia che va raccontata cominciando dal capostipite Antonio che iniziò a vendere trattori nella campagna fuori Imola, e che è continuata tanto che anche chi non ha mai comprato un trattore per il lavoro nei campi o una macchina per il giardinaggio, conosce la bottega Minguzzi.
Se all’inizio l’attività era in prevalenza legata alle macchine agricole, nel tempo si è modificata sempre più anche come ferramenta e punto vendita per attrezzature da giardinaggio, fornendo anche un importante servizio di assistenza e riparazione di macchine e attrezzi. Negli anni la bottega ha anche cambiato più sedi: dal vecchio Molino Rosso di via Selice a piazza Caduti per la Libertà in centro storico, da piazza Bianconcini al più recente capannone in via Serraglio 9. E’ qui, nella casa-bottega dell’attuale titolare Massimo Minguzzi, che l’azienda di famiglia ha trasferito l’intera attività come unica sede, lasciando, sul finire dell’anno 2018, il precedente punto vendita di piazza Bianconcini.
Scavando nella memoria di Massimo Minguzzi il ricordo va al padre Antonio. «Iniziò a vendere le prime macchine agricole all’inizio degli anni Sessanta al vecchio Molino Rosso, dove ora sorge il famoso hotel ristorante, che allora gestiva la mia famiglia che aveva anche un pastificio – racconta -. Il nostro numero di telefono era semplicemente 363 e il telefono, grande e nero, stava nel pianerottolo delle scale. Successivamente babbo ha aperto il proprio negozio specializzato in centro ad Imola, in piazza Caduti per la Libertà, dove vendeva trattori ed altre macchine per l’agricoltura e faceva assistenza. Aveva anche un deposito in viale Marconi. Dopo piazza Caduti ci siamo spostati in piazza Bianconcini, ma oggi non ci stiamo più, soprattutto per i problemi di carico e scarico dei mezzi che vendiamo».
Massimo Minguzzi, classe 1951, ha a lungo gestito l’attività di famiglia insieme al fratello maggiore Dino, mentre oggi ad aiutare ed imparare il mestiere c’è il figlio Luca, che di anni ne ha ventisei. L’attuale capannone, che sorge proprio accanto alla casa di famiglia, è stato comprato negli anni Ottanta come ricovero per i mezzi più grandi, trattori e rimorchi, sia quelli in vendita sia quelli a cui fare assistenza.
Massimo Minguzzi, e più in generale la famiglia Minguzzi, sono noti anche per la passione e i risultati nella lotta, libera o greco romana che sia. «Io sono stato il primo in famiglia ad iniziare la storia dei Minguzzi nella lotta – racconta Massimo, che ha vinto i primi campionati nazionali nel 1968 e 1969 ed ha anche vinto due bronzi alle Universiadi di Mosca del 1973, il proprio traguardo più alto -. Poi ho allenato tutti i miei figli: Andrea, Valentina, Luca, Mirco e Serena. Complessivamente abbiamo vinto una sessantina di titoli nazionali».
Per chiudere il quadro di famiglia va ricordata Celestina Becca, moglie e mamma di questa famiglia di campioni, con un passato da ottima pallavolista. Tanti successi da mettere in fila cominciando con Andrea che si è anche meritato il titolo di Commendatore dopo che, con il gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato, ha trionfato alle Olimpiadi di Pechino; poi Valentina e Mirco dell’Unione Sportiva Imolese Lotta, che sono rispettivamente la campionessa nazionale in carica e uno degli atleti azzurri in lista per le Olimpiadi di Tokyo 2020. (mi.mo.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 10 gennaio
Nella foto la famiglia Minguzzi