Alberto De Bernardi a Imola per parlare del suo libro “Fascismo e antifascismo. Storia, memoria e culture politiche”
Terzo appuntamento con le iniziative organizzate da Anpi e Cidra, dopo Paolo Pezzino e Giovanni De Luna, sarà la volta di Alberto De Bernardi per parlare di “Fascismo e antifascismo. Storia, memoria e culture politiche”, titolo della serata, ma anche di un suo libro, da poco pubblicato da Donzelli editore.
Lo scopo di queste iniziative viene spiegato dal presidente dell’Anpi, Bruno Solaroli: «Come Anpi di Imola, in collaborazione con il Cidra, stiamo proponendo alla nostra comunità una serie di incontri al fine di analizzare lo “stato di salute” della società italiana dal punto di vista del suo patrimonio intangibile. Un obiettivo, detto così, certamente utopistico, ma che, compreso nell’ottica dei valori nati dalla Resistenza e confluiti nella nostra Carta Costituzionale, ci sembra attuabile. Tentare di capire i processi che stanno portando molti italiani ad abbracciare o, nella migliore delle ipotesi, ad assistere passivamente al proliferare di idee e azioni illiberali, antidemocrat-che, autoritarie e razziste rientra nella nostra missione e riempie di senso la nostra stessa esistenza. Un dibattito urgente perché pensiamo che il degrado culturale, valoriale, emotivo del cittadino italiano medio sia sotto gli occhi di tutti. Ma in che modo tentare una faticosa risalita? Quali processi dialogici dovremo attivare per invertire la rotta? Il termine antifascismo, a noi tanto caro, a forza di enfatizzazioni e strumentalizzazioni, provoca oggi, ogni volta che viene pronunciato, una certa insofferenza e repulsione. Come fare per riabilitarlo e perché è necessario farlo?».
In questo ragionamento si inserisce bene l’incontro con De Bernardi, in programma lunedì 14 gennaio, alle ore 20.30, presso la sala delle Stagioni in via Emilia 25. Alberto De Bernardi ha molti titoli per trattare questo argomento: è professore di Storia contemporanea all’Università di Bologna, è presidente di Refat, Rete internazionale per lo studio dei fascismi, autoritarismi, totalitarismi e transizioni democratiche. Altre sue pubblicazioni recenti sono “Da mondiale a globale. Storia del XX secolo” (B. Mondadori, 2008); “Storia dell’Italia unita” (con L . Ganapini, Garzanti, 2010); “Un paese in bilico. L’Italia degli ultimi trent’anni” (Laterza, 2014).
Quest’ultimo suo libro, “Fascismo e antifascismo. Storia, memoria e culture politiche”, affronta il pr-blema in chiave attuale, come afferma l’autore stesso: «Vi è oggi un uso semplificato e banalizzato, ma fortemente evocativo della storia, come chiave per capire i processi politici in corso, facendo perno sulla categoria di fascismo/antifascismo, dotata di una sua prepotente ricorsività e di una forza simbolica ineguagliabile; anzi di una costante attualità, perché in quella coppia di opposti si riassume tutta la lotta politica dell’Italia novecentesca fino ad oggi. Dietro questa forza però si nascondono molte debolezze: se ogni avversario di oggi non è altro che la reincarnazione di quello del passato, quale strategia si mette in campo per sconfiggerlo?».
La vittoria elettorale della destra populista il 4 marzo 2018 ha sortito, tra gli altri, l’effetto di reintrodurre prepotentemente nel dibattito pubblico la parola «fascismo», attribuendole una nuova attualità come esito possibile della crisi politica italiana e facendo riemergere, soprattutto nella sinistra, la chiamata alle armi sotto la bandiera dell’antifascismo. La contrapposizione fascismo/antifascismo, come non accadeva dagli anni di Tangentopoli, ha riassunto i caratteri di una chiave di lettura per il tempo presente, capace di proiettarsi anche in una dimensione europea. La forza di questo paradigma si traduce in una sovraesposizione dell’uso pubblico della storia, con costanti riferimenti alla Resistenza, alla crisi del 1920-1922, al duce, al razzismo, al neofascismo. La storia torna a essere – come in altre fasi critiche della vicenda repubblicana – uno strumento di lotta politica, con tutto il carico che questo comporta in termini di semplificazioni, strumentalizzazioni, rimozioni e a volte mistificazioni, che rischiano di inficiare la comprensione della realtà. (r.cu.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 10 gennaio