ConAmi, quindici sindaci firmano una mozione di sfiducia contro la Sangiorgi e chiedono una nuova Assemblea
Il circolo vizioso politico del ConAmi ha raggiunto i livelli di guardia. A nulla è valso l”ennesimo accorato appello dei sindaci civici alla collega di Imola, Manuela Sangiorgi, di desistere dalla chiusura totale e trovare una mediazione nominando un nuovo Consiglio di amministrazione.
Venerdì 27 si è replicato quanto già visto almeno un paio di volte nei mesi scorsi: nell”Odg dell”Assemblea, peraltro indetta da Sangiorgi stessa in quanto presidente, il punto dedicato alle nomine del Cda non c”era, inoltre la sindaca di Imola non si è presentata, delegando l”assessore Claudio Frati a rappresentarla. Assessore che, tra l”altro, ha bocciato anche la seconda cinquina di nominativi presentata da un gruppo di sindaci, come prevedono le regole statutarie. Per i sindaci-soci l”ennesimo sgarbo.
E la risposta è stata altrettanto dura: in 15 (sono 23 in tutto) hanno sottoscritto e depositato una mozione di sfiducia nei confronti di Sangiorgi come presidente dell’Assemblea. La carica, infatti, secondo lo statuto del Consorzio (art. 14, comma 3) spetta al Comune con la quota di partecipazione più elevata, quindi a Imola, ma «salvo diversa determinazione dell’Assemblea». Ergo i presenti, ovvero Giovanni Malpezzi (Faenza), Fabio Anconelli (Solarolo), Fausto Tinti (Castel San Pietro Terme), Daniele Bassi (Massa Lombarda), Onelio Rambaldi (Medicina), Paola Pula (Conselice), Daniele Meluzzi (Castel Bolognese), Alfonso Nicolardi (Riolo Terme), Davide Missiroli (Brisighella), Athos Ponti (Fontanelice), Stefano Golini (Mordano), Gisella Rivola (Casalfiumanese), Clorinda Mortero (Borgo Tossignano), Cristina Carpeggiani (Castel Guelfo), Alberto Baldazzi (Castel del Rio) hanno chiesto la rimozione di Sangiorgi dalla carica di presidente, riservandosi anche «ogni determinazione in ordine a profili di responsabilità erariale e civile configurabile nelle condotte ad essa imputabili».
Secondo i sindaci a motivare tale decisione è lo stallo “determinato dall”indisponibilità della sindaca di Imola ad individuare nominativi condivisi”, uno stallo che hanno raccontato nel dettaglio degli incontri informali e delle ben sette assemblee susseguitasi da metà ottobre. Sangiorgi sarebbe stata inadempiente nei suoi “doveri di garante dell”espletamento da parte dell”assemblea dei compiti statutario e di convenzione, serbando un comportamento ostruzionistico e non collaborativo, in palese contrasto con il dovere di leale collaborazione e buona fede”. Non solo, l”assenza di un Cda non avrebbe permesso di adottare una serie di atti gestionali «con conseguente grave danno economico patrimoniale per il consorzio e per i singoli enti».
I sindaci hanno anche inviato ieri una richiesta scritta, in conformità a quanto previsto dagli art. 20 e 25 dello Statuto, per la Convocazione di un”Assemblea straordinaria entro il 12 gennaio nella quale intendono presentare la mozione di sfiducia e richiedono nuovamente la nomina del Cda. A questo punto la palla è inequivocabilmente nel campo di Sangiorgi.
Il Comune di Imola a guida pentastellata sembra voler proseguire una strategia che ha come obiettivo spostare in avanti il più possibile la scelta del Consiglio di amministrazione. L”occhio è fisso sulle elezioni amministrative di primavera nelle quali la speranza è trovare nuovi sindaci “amici” nelle urne e quindi nel ConAmi, e magari nell”attesa mettere in difficoltà le amministrazioni attuali, considerate “non amiche”. Questo almeno quanto appare, sempre che si voglia continuare ad avere il ConAmi. VA ricordato che il Consorzio ha permesso finora ai Comuni che ne fanno parte, anche ai più piccoli, di avere voce in capitolo (uguale agli altri proprio in quanto si tratta di un Consorzio e non di una Spa pubblica) su scelte importanti e remunerative, nonché di trattare alla pari con territori ben più “di peso”, come Bologna (ConAmi è il secondo azionista di Hera Spa).
Per chi non lo sapesse, al Consorzio Ami fanno capo reti e impianti, di proprietà di 23 Comuni tra imolese e ravennate, di gas, acqua, elettricità e la discarica di Imola, affidati per la gestione ad Hera Spa (nonché 108 milioni di azioni sempre di Hera Spa che producono da soli oltre 10 milioni di entrate ogni anno). Lo scorso 5 giugno il «forziere» ConAmi ha distribuito 8 milioni e 100 mila euro di utili in quota parte ai Comuni soci, in crescita rispetto all’anno precedente. Le note vicende legate alla discarica Tre Monti hanno fatto scendere in parte i ricavi, nello specifico quanto paga Hera per l’utilizzo dell’impianto, da 2,5 milioni del 2015 a 1,4 milioni nel 2017 per effetto della diminuzione dei conferimenti. (l.a.)