Il nuovo orario dei treni non piace ai pendolari delle stazioni più piccole. Anche i sindaci e la Regione in campo per cambiarlo
Il nuovo orario dei treni, in vigore da domenica 9 dicembre, sta creando qualche problema anche nella nostra zona, soprattutto ai pendolari che salgono e scendono nelle stazioni di Castel San Pietro, Varignana, Ozzano Emilia e San Lazzaro (Caselle) e a quelli diretti nel lughese. La piccola rivoluzione degli orari sulla tratta Bologna-Ravenna Rimini, messa in atto da Ferrovie dello Stato in accordo con la Regione, pare funzionare bene per i viaggiatori di Imola, che possono contare ogni giorno su un maggior numero di convogli diretti, ma penalizza le stazioni intermedie del Servizio ferroviario metropolitano (Sfm).
Dall’immediata e spontanea mobilitazione di pendolari nata sui social e in alcuni casi già sfociata in raccolte firme e gruppi organizzati, per quanto riguarda il nostro territorio le difficoltà maggiori sono legate, da un lato, alla modifica degli orari di alcuni convogli nelle fasce più affollate scuola-lavoro, dall’altro alla soppressione della fermata dei cosiddetti regionali veloci nelle stazioni più piccole, vale a dire le corse introdotte, su richiesta della Regione, per accorciare i tempi di percorrenza verso Ravenna. Nel primo caso, pochi minuti di scostamento hanno comportato per molti l’impossibilità di usufruire delle coincidenze con altri mezzi, treni o autobus; nel secondo, la scomparsa di treni proprio negli orari decisivi per i pendolari, in particolare tra le 18 e le 19. Il risultato? Tempi di viaggio allungati e gelide attese nelle stazioni.
Diversi sindaci si sono subito mobilitati per tutelare i propri cittadini. Sempre rimanendo nella nostra zona, Fausto Tinti, il sindaco di Castel San Pietro, e Luca Lelli di Ozzano, hanno già incontrato la Regione, insieme alla collega di San Lazzaro. Nel territorio castellano, la stazione della frazione di Varignana, che doveva essere tra le più avvantaggiate dal potenziamento delle corse del Servizio ferroviario metropolitano di cui è entrata a far parte a tutti gli effetti, risulta invece penalizzata, poiché i treni in più ci sono, ma non negli orari comodi per chi li utilizza ogni giorno per studio o lavoro. «Abbiamo chiesto di ripristinare almeno un treno nella fascia tra le 7 e le 8 con direzione Bologna – dice Tinti illustrando l’esito dell’incontro a Bologna – e uno tra le 17 e le 18 con direzione Rimini-Ravenna nelle stazioni con fermate solo Sfm».
La mobilitazione è partita da San Lazzaro ma si sta allargando alle altre stazioni Sfm di Ozzano, Castel San Pietro e Varignana. Non c’è ancora un comitato, ma un sito web di riferimento (che ha gia 210 firme raccolte): https://sites.google.com/view/pendolari-caselle/home.
Stefania Scarale parte dalla sua esperienza per spiegare cosa sta succedendo: «I treni in più ci sono, va detto – esordisce – ma in orari di scarsa utilità. Nella fascia oraria dalle 18 alle 19 sono stati tolti tutti. Per me, che sono di San Lazzaro ma lavoro a Imola, c’è solo un treno alle 18.34 che non fa fermate intermedie ma arriva a Bologna Centrale, poi sono costretta a prendere un altro mezzo per tornare a San Lazzaro».
Disagi importanti lamentano anche coloro che provengono dalle stazioni minori e si spostano verso il ravennate. Fabrizio Dondi, assessore a Castel San Pietro ma anche pendolare in quanto insegnante in una scuola di Lugo, ha affidato ad un commento su Facebook il racconto di cosa è cambiato per chi fa il suo stesso tragitto: «Fino a ieri al minuto 00 quasi ogni ora c”era un treno diretto che in 30 minuti riportava a casa; da oggi il treno parte ai 12 (12 minuti da aspettare in stazione) poi bisogna cambiare a Castel Bolognese, o a Imola secondo l”orario, e si arriva a Castel San Pietro ai 44 o addirittura agli 08 dell”ora successiva. Considerando anche i nuovi tempi di attesa in stazione a Lugo, sono 14 o 38minuti in più per tornare a casa e la scomodità del cambio. Su un viaggio che fino a ieri era di mezz”ora e diretto».
Sulla stessa linea Barbara Boninsegna, che vive a Toscanella ma prende il treno a Castel San Pietro per raggiungere Lugo, dove lavora. «Il viaggio Castello-Lugo che era di 35 minuti è salito improvvisamente a 56. La mattina, a parte il diretto delle 7.04, poi si deve sempre cambiare, per i ragazzi delle scuole è un grande disagio perché se non hanno il permesso di entrare in classe un po’più tardi devono prendere il treno prima e stanno 30-40 minuti in giro, un problema anche di sicurezza. Per il ritorno non ci sono treni diretti che arrivano a Castel San Pietro e nelle altre stazioni minori né nella fascia oraria 13-15 per il ritorno da scuola, né in quella 17-19 per chi lavora. Io, che ero a casa alle 18.40, ora arrivo verso le 19.30».
Intanto la Regione, committente del nuovo orario e quindi chiamata direttamente in causa dalle proteste, una prima risposta l’ha già data. L’assessore alla Mobilità, Raffaele Donini, ha chiesto a Trenitalia di intervenire sui problemi. «Ho ottenuto – informa Donini con una nota – che si istituisse un coordinamento tecnico permanente fra Trenitalia, Regione e Comuni del territorio ravennate, ferrarese e Città metropolitana, aziende di trasporto pubblico, per valutare quali correttivi immediati apportare al nuovo orario. Confido nel lavoro tecnico che si sta facendo in queste ore e mi aspetto che si apportino le giuste correzioni all’orario in accordo con il territorio, per risolvere i problemi ancora rimasti, mantenendo però il più possibile i benefici di velocizzazione della linea. Ma la
Regione è anche disponibile a richiedere a Trenitalia l’immediata applicazione del vecchio orario». (m.t.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 20 dicembre