La valle del Sillaro tra testimonianze storiche e bellezze naturali raccontata in un video realizzato con immagini da drone
E” un punto di vista inedito quello che Giorgia Bottazzi e Fabio Avoni hanno regalato con le loro riprese aree della vallata del Sillaro, condensate in un video presentato al pubblico giusto un anno fa nell’ambito dell’edizione 2017 della Festa della storia, su iniziativa dell’Associazione culturale Terra Storia Memoria.
«Un viaggio reale e virtuale», lo definì allora Giorgia Bottazzi, lungo il corso del fiume da Castel San Pietro, precisamente dal ponte su cui la via Emilia ne passa le acque, fino alle sorgenti, oltrepassando i confini regionali e raggiungendo la Toscana. Per realizzare il video ci si è serviti di un moderno drone radiocomandato, aprendo così scorci inediti su un paesaggio familiare a tutti i castellani, esaltandone la bellezza e riscoprendo i frammenti di storia sparsi sulle colline appenniniche emiliane. La raccolta di immagini era durata un anno, fino a pochi giorni prima della presentazione della videoproduzione.
Un paesaggio, quello che corre al di sotto della telecamera, che muta con il passare delle stagioni, passando dalla delicatezza della primavera che lascia spazio alle roventi tonalità di giallo e verde del periodo estivo, che si spengono, poi, con l’avvento dell’autunno, soppiantato a sua volta dal candore della neve invernale. Un’esperienza quasi mistica, insomma, scandita dalla voce narrante della stessa Giorgia Bottazzi.
La presentazione è stata arricchita dall’intervento di Eolo Zuppiroli che, da profondo conoscitore, ha descritto la conformazione geologica della vallata e le sue caratteristiche in termini di flora protetta. «La geologia segue una misurazione del tempo molto diversa da quella a cui l’uomo è abituato – ha spiegato allora -. L’età delle formazioni rocciose si misura nell’ordine dei milioni di anni e la loro diversa composizione racconta la storia del nostro territorio».
Sono molteplici, infatti, le tracce lasciate sulle rocce dalle acque ancestrali che ricoprivano la pianura Padana nell’antichità: le riprese del drone hanno mostrato chiaramente le conchiglie fossili incastonate nella formazione delle «sabbie gialle», che si estende tra la chiusa fluviale di Castel San Pietro e il paese di Civichella, e le creste frastagliate delle «argille scagliose», formatesi sul fondale del preistorico oceano Ligure tra 22 e 160 milioni di anni fa.
Visti dall’alto, questi antichi massicci ricordano gigantesche scaglie di un drago dormiente: è una visione di una bellezza inquietante, che stravolge il punto di vista su qualcosa di tanto familiare ai castellani come i calanchi. «I nostri monti – ha continuato Zuppiroli – sono estremamente antichi: monte Calderaro e monte Grande, ad esempio, sono resti di antiche isole oceaniche, trascinati dai sedimenti nella loro posizione attuale». Anche il leggendario Sasso di San Zanobi e i suoi cugini Sasso Nero e Sasso della Mantesca sono di formazione marina. «Trattasi di ofioliti – ha spiegato il relatore -, formazioni rocciose appartenenti all’antica catena vulcanica sottomarina che passava per queste zone».
Non è solo la variegata composizione geologica a risaltare nel video: l’occhio aereo ha messo a nudo anche la storia di queste terre, rivelando autentiche perle disseminate per la valle e le sue colline. Sulla vetta di un calanco, seminascosto dalla vegetazione, il campanile dell’antico borgo di Fiagnano, luogo natale di papa Onorio II, domina la vallata sottostante: è il solitario superstite del complesso ecclesiastico del paesino, la cui chiesetta è franata nel corso del tempo, inghiottita dallo strapiombo.
Su un’altra altura fa capolino il castello di Frassineto, con le sue porte ogivali e la torre medievale, sopravvissuti al passare dei secoli. Il drone, a questo punto, alzandosi di quota, regala uno scorcio a volo d’aquila sulla valle: ecco il Villaggio della Salute, ed ecco le braglie, le piscinette formate dall’imbrigliamento delle acque del Sillaro, popolarissime tra la gente del posto negli anni Settanta e Ottanta, e anche oggi molto frequentate. (ri. ra.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 29 novembre
Nella foto una veduta aerea della valle del Sillaro