Il giornalista di «Sabato Sera» Nino Villa tra i ciclisti nella terra degli Inca
Arrivederci Sudafrica. Il «nostro» Nino Villa ha cambiato continente ed è stato in Perù insieme ad altri ciclisti. Questa volta il suo viaggio però è stato… a piedi. E come sempre ha raccontato tappa dopo tappa i suoi giorni passati nella terra degli Inca.
Lunedì 20 agosto. Vecchi amici, nuova meta. Al «Marconi» di Bologna alle 5.30 con Rosalba e Pierpaolo da Castel San Pietro per il «Charles De Gaulle» di Parigi, dove incontriamo l’organizzatore Tonino Scarpitti con la moglie Cristina, le figlie Samira e Sofia (piccola peste!) e conoscenze africane: Enzo, Giancarlo e Cristiana, Claudio e Paola, Mauro e Vanna, Teresa, poi Antonio e Cristina, Lorenzo, Enrico e Chiara. Non ho la bici perché in Perù è fine inverno e non volevo portare la roba pesante. Farò il turista full time. Dodici ore di volo fino a Lima, 9 milioni di abitanti e traffico caotico. Sistemazione all’hotel Colon, quartiere Miraflores sul Pacifico, cotti a puntino dal jet lag di 7 ore.
Martedì 21 agosto. «Cattolici» e galline. Con Rosalba cerco la piramide Huaca Pucllana su «adobe», mattoni di fango e paglia cotti al sole. Facciamo alcuni chilometri a piedi attraverso una moderna avenida piena di bar e negozi che vendono tessuti in alpaca e vicuña, ma la piramide è chiusa per restauri. Si tratta di un centro cerimoniale pre-Incas dedicato al dio della pioggia. Un documento del 1.560 afferma che «…il diavolo parlò su questa costruzione»: un’invenzione dei conquistadores «cattolici» spagnoli per tentare di estirpare i culti autoctoni. Già all’aeroporto ho cominciato a sciorinare il mio castillano e vado che sembro unto. Pranzo al Largo Mar, centro commerciale pieno di ristoranti, sul mare, con volo di pellicani, parapendii a motore e avvoltoi in quantità, chiamati gallinazos. Cena in albergo. Rosalba prende l’onnipresente caldo de gallina, un brodo con pezzi di pollo, verdure e pasta. Incontro con Darcy, il giovane canadese che ci seguirà trasportando le biciclette. Noi abbiamo freddo, lui è in maglietta, sandali e pantaloncini.
Mercoledì 22 agosto. Che facce da quechua. Conosciamo i due autisti del bus, Eduardo e Alfredo, facce quechua (la parola «Inca» indicava solo i re di quella popolazione). Usciamo da Lima tra poblaciones infinite per fermarci a Huacho, Villa Kitzia, un’oasi con bungalow e giardino con tanti alberi da frutto: higos, naranjas, manzanas, guanabanas, granadas, lucumas, limas dulce, moringas, duraznos, come spiega la titolare señora Daisy.
Su «sabato sera» due pagine e molte foto sull”esperienza peruviana di Nino Villa
Nella foto: Nino Villa nel giardino dell”hotel a Puno, assieme a due… abitanti del luogo