Una ricerca del Cnr sugli olivi secolari del territorio imolese svela informazioni sul sapore dell”olio di un tempo
Che sapore aveva l’olio che i nostri bisnonni mettevano sul pane più di un secolo fa? La risposta si legge tra le righe dello studio realizzato dall’Istituto di Biometeorologia Ibimet-Cnr di Bologna, nell’ambito del progetto «L’olivo nelle colline imolesi, una risorsa per l’agricoltura, un patrimonio per il paesaggio», finanziato fra il 2010 e il 2013 dal Comune di Imola. Lo studio, a cura delle ricercatrici Annalisa Rotondi e Lucia Morrone, ha censito e descritto dal punto di vista genetico 14 olivi secolari del nostro circondario: 3 a Casalfiumanese (2 dei quali nel parco pubblico), 3 a Castel San Pietro, 5 a Dozza e a Toranello al confine tra Imola e Riolo, dove sono state georeferenziate 3 piante secolari disposte attorno alla chiesa.
Alcuni esemplari, come quello alto oltre cinque metri di proprietà di Massimiliano Ortalli a Casalfiumanese, sono stati schedati con tanto di foto anche all’interno del sito http://olivisecolari.ibimet.cnr.it. Prima del 1500 l’olivicoltura era molto più diffusa sul nostro territorio, ma nei secoli si è assistito a una progressiva diminuzione, soprattutto a causa delle gelate, come quelle del 1929, 1930 e 1940, quando le temperature arrivarono anche a meno 20 gradi. «Prima del 1940 – si legge nello studio – la presenza dell’olivo a Imola è limitata a piante sporadiche soprattutto vicino alle chiese di Tossignano, Casalfiumanese e Dozza e si tratta quasi sempre di piante allevate da parroci per avere per le feste pasquali la palma, le cui fronde venivano inviate anche alle chiese di pianura».
La ricerca non ha solo indagato la genetica di queste piante secolari, che hanno resistito a condizioni climatiche critiche, ma ha anche analizzato il profilo chimico e sensoriale dell’olio ricavato dai loro frutti, in alcuni casi caratterizzato da «intensità medie-elevate di fruttato e livelli medi di amaro e piccante», così come «da sentori peculiari di pomodoro e carciofo». Altri si contraddistinguono invece per «livelli medio-leggeri di fruttato, amaro e piccante e note prevalenti di mandorla». (lo.mi.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 15 novembre
Nella foto l”ulivo secolare di proprietà di Massimiliano Ortalli a Casalfiumanese