Le associazioni di rappresentanza del mondo dell”informazione: «Senza fondi all”editoria a rischio migliaia di posti di lavoro»
«Il pluralismo dell’informazione è un elemento fondamentale per la democrazia, sancito dalla Costituzione, che merita di essere tutelato e promosso. Per questo diciamo No a tagli indiscriminati, ma siamo pronti come sempre a fare la nostra parte per migliorare ulteriormente la legge sull’editoria e il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione».
E’ questo il messaggio lanciato al Governo da tutte le associazioni di rappresentanza del mondo dell’informazione giornalistica che mercoledì della settimana scorsa, 7 novembre, si sono riunite nella sala stampa della Camera dei deputati. L’iniziativa – nel corso della quale è stato espresso anche un ringraziamento al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per aver sottolineato il ruolo fondamentale del pluralismo dell’informazione e a tutte le forze politiche che hanno ben compreso l’importanza della sua tutela – è stata promossa a seguito delle tante ipotesi emerse nei giorni scorsi di azzeramento delle risorse destinate al Fondo per il pluralismo.
«Abbiamo chiesto di avviare un lavoro, un tavolo tecnico di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla legislazione attuale, nuovi possibili miglioramenti sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione che ci caratterizzano da sempre. Ma ad oggi non abbiamo avuto risposte, se non ulteriori dichiarazioni di volontà di tagli. Vogliamo chiarezza, ci sono in gioco migliaia di posti di lavoro in tutta Italia», hanno spiegato i rappresentanti dell’Alleanza delle cooperative italiane Comunicazione, di File (Federazione italiana liberi editori), Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) e Uspi (Unione stampa periodica italiana).
Negli anni scorsi sono già stati fatti importanti passi avanti. La nascita del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione si è infatti accompagnata alla scelta di inasprire controlli e procedure di verifica sulle condizioni di accesso ai contributi e, nel contempo, a quella di limitarne la soglia massima, in cambio di una diversa certezza per le imprese giornalistiche di risorse, di tempi e modalità di erogazione dei contributi. In questi anni, infatti, tante testate hanno dovuto chiudere anche per il fatto di non poter confidare su piani di sviluppo imprenditoriali che potessero avvalersi con qualche certezza della quota di contribuzione pubblica (di media inferiore al 40% del totale delle attività) prevista dalla legge, ma poi regolarmente dimezzata (ex post).
La nuova legge ha, per ora, positivamente avviato un diverso meccanismo in grado di dare alle realtà che abbiano legittimamente titolo di accesso al Fondo, una nuova opportunità di programmare con criteri di efficienza, efficacia e di valore sociale i propri piani industriali. «E’ indispensabile ed urgente – hanno sottolineato i rappresentanti delle associazioni – poter avviare un confronto con il Governo che si basi su una nuova logica “comune” di investimento sul pluralismo dell’informazione. Una diversa fase di approfondimento e proposta che potrebbe partire da un’ulteriore verifica delle regole di accesso al Fondo, già molto selettive, ma sempre migliorabili, per accentuarne anche la massima trasparenza e una più forte capacità di rendicontazione sociale; ma che potrebbe anche essere rivolta al terreno dell’innovazione, delle piattaforme collaborative, di un nuovo rapporto di interazione con le community e con i territori ed aprire anche una riflessione sul terreno, complementare, della ricerca di nuove forme di sostegno alla domanda».
L”articolo completo è su «sabato sera» del 15 novembre
Nella foto un momento della conferenza stampa alla Camera dei Deputati