ConAmi, lo stallo continua. Imola insiste per ottenere il riparto delle riserve, gli altri sindaci ribattono: prima il Cda
Il clima di scontro e relativo stallo che si trascina oramai da tre mesi al vertice del ConAmi non si attenua. Martedì 6 novembre undici dei ventitré sindaci soci si sono ritrovati ad una conferenza stampa a Imola per ribadire con forza il loro disagio. Nocciolo del problema la dialettica con la collega sindaca pentastellata Manuela Sangiorgi di Imola sulle nomine per il nuovo Cda dell’ente di via Mentana e la divisione delle riserve.
Un tema che per il bilancio di Imola sembra essere ancora fondamentale, dato che Sangiorgi, in veste di presidente dell’Assemblea, ha convocato per venerdì 9 novembre un’assemblea del Consorzio che vede al punto 3 dell’ordine del giorno proprio la «distribuzione straordinaria di risorse aggiuntive riparto riserve». Non pervenute invece le nomine. «Ma chiederemo l’integrazione dell’Odg» hanno annunciato gli altri.
Il disagio degli amministratori è palese, a partire dalla narrazione che vede il Comune di Imola, che detiene la maggioranza delle quote, imbrigliato da una modifica dello statuto. Il sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, spiega: «Fare passare che sia stata una manovra del Pd per resistere al “cambiamento” è una distorsione della realtà. La modifica dello statuto è dovuta alla legge Madia. Faccio un esempio, noi siamo soci di Ravenna Holding una spa pubblica dove Ravenna ha il 77% delle azioni però nello statuto è stato inserito che le riunioni non sono valide se non c’è l’80% del capitale e non si raggiunge almeno l’80% dei voti. Come per il ConAmi, essendo una partecipata pubblica significa che l’azionista di controllo da solo non può decidere perché anche gli altri Comuni devono avere la possibilità di incidere, a maggior ragione nel caso di un ente consortile».
Un altro esempio? «Faenza ha la maggioranza del patrimonio dell’Asp della Romagna faentina ma su 3 consiglieri del Cda ne ha solo uno, il presidente. La stessa cosa è stata proposta a Imola, la disponibilità della presidenza fermo restando che 3 nomi su 5 dovevano uscire dai 34 della dalla selezione pubblica fatta sempre da Imola». «Ma comparando le competenze – ha aggiunto deciso Fausto Tinti di Castel San Pietro -, non una lottizzazione politica, una valutazione comparativa di profili che dovranno gestire un ente economico di 450 milioni di euro dei cittadini. Nessuno discute scelte politiche legittime ma vogliamo un organo gestionale nel quale riporre fiducia, tenendo conto che si sta profilando la riduzione di 12 milioni di utili in sei anni (mancati introiti per la chiusura della discarica Tre Monti, ndr) e questo avrà un impatto sui bilanci dei Comuni».
Scendendo nel concreto, da parte di Imola c’è di fatto la richiesta all’assemblea dei soci di approvare la scelta del riparto delle riserve, mentre gli altri vogliono avere prima il Consiglio di amministrazione a garanzia e tutela. Ma Imola, ad oggi, non pare intenzionata a mediare sui nomi del Cda. (l.a.)
L”articolo completo è su «sabato sera» dell”8 novembre
Nella foto i sindaci o loro delegati che hanno partecipato alla conferenza stampa di martedì 6 novembre