Calcio serie C, il centrocampista dell”Imolese Saber Hraiech si racconta
Ormai ci ha fatto l’abitudine a sentirsi chiamare e a leggersi col nome di battesimo anziché col cognome, come tutti i suoi compagni di squadra. Gli è successo ovunque abbia giocato e così anche nell’Imolese: Saber Hraiech, origini tunisine, ma italiano a tutti gli effetti, essendo nato a Mazara del Vallo il 30 luglio 1995, per tutti è semplicemente Saber. Quartogenito (ha tre sorelle più grandi) di una famiglia che una trentina di anni fa dalla Tunisia emigrò in Italia per lavorare, ha cominciato da bambino a dare calci al pallone nella squadra siciliana. «Facevo ancora parte delle giovanili quando a 15 anni esordii nella prima squadra che militava in serie D – ha raccontato Saber -. Poi, dopo la retrocessione, giocai per tutta la stagione successiva 2011/2012 titolare in Eccellenza».
Virtus Entella, Sampdoria, Piacenza e poi Carpi le tue esperienze passate.
«Mi misi in mostra quello stesso anno nel Torneo delle Regioni giocando nella selezione siciliana della quale ero capitano. L’Entella mi propose di fare una settimana di allenamenti a Chiavari. Alla fine li convinsi e mi tennero, facendomi pure esordire in C1. Poi mi volle la Sampdoria per giocare nella Primavera allenata da Enrico Chiesa. Al Piacenza, poi, ho vinto un campionato di serie D al secondo anno. Sono state tre stagioni importanti, giocate tutte come Under. L”anno scorso al Carpi, in serie B, invece, non è stata una gran stagione. Ero partito bene e all’inizio l’allenatore mi faceva giocare quasi sempre. Poi per un po’ sono stato a guardare e nel ritorno ho messo assieme appena tre presenze, per un totale di 16. Quell”esperienza mi è servita a capire certe situazione e a farmi crescere tanto».
In estate hai accettato la proposta di una ripescata come l’Imolese. Tra l’altro pochi giorni prima della fine del mercato estivo.
«Fino al 23 agosto mi sono allenato col Carpi. Non avevano ancora deciso se sarei rimasto o meno. Quando ad una settimana dalla chiusura del mercato è emersa l’intenzione di mandarmi in prestito, ho scelto l’Imolese, cioè la squadra che mi aveva cercato con maggiore insistenza. Ma non mi ha minimamente preoccupato il fatto che si trattasse di una neopromossa. Ho deciso di venire qui perché mi interessava giocare in un posto tranquillo, dove lavorare bene e dare il massimo di me stesso. E poi l’Imolese è una società seria, che ha in mente progetti importanti. Me ne avevano parlato tutti bene e non si erano sbagliati».
Nella compagine di Dionisi, dove è tornata di moda la staffetta, non sei sempre partito titolare come forse ti aspettavi.
«Rispetto le scelte del mister. Io ovviamente vorrei giocarle tutte dall’inizio e per 90 minuti. Ma ci sono anche i compagni, ed è giusto che tutti stiano sulla corda. Siamo una bella squadra, con tanti giocatori importanti che possono sostituirsi l’un l’altro senza problemi. Come si è visto in Coppa Italia con la Pistoiese, può giocare chiunque senza che la squadra ne risenta. Comunque, complessivamente, sono soddisfatto del mio rendimento, considerando che non giocavo da diverso tempo. Mi sto sentendo sempre meglio fisicamente, e ho ricominciato a fare le cose che non mi sono riuscite a Carpi l’anno scorso, ovvero correre, rincorrere e rubare palloni. In sostanza dare una mano ai compagni e alla squadra. La generosità, infatti, credo sia la mia caratteristica migliore, anche se ho sempre giocato mezzala, specializzandomi sulle due fasi».
Bel gioco, possesso palla sempre superiore agli avversari. Forse è riduttivo continuare a parlare di salvezza.
«No, non possiamo pensare a cose diverse per adesso. Siamo una squadra neopromossa e al primo anno di serie C dopo tantissimo tempo. Quindi dobbiamo restare fermi a quello che è il nostro obiettivo di partenza».
Ambizioni personali?
«Ogni giocatore deve puntare ad arrivare più in alto possibile, altrimenti cosa gioca a fare? Io sono venuto nell’Imolese per rilanciarmi e contemporaneamente aiutarla a centrare i suoi obiettivi»
a.d.p.
L”articolo completo su «sabato sera» del 18 ottobre.
Nella foto (Isolapress): Saber Hraiech