Economia, la società bolognese C Holding rileva ciò che resta della Cesi
Il finale della lunga vicenda Cesi, posta in liquidazione coatta amministrativa l’8 luglio 2014, lo ha scritto nelle scorse settimane la società bolognese C Holding, che, mettendo sul piatto circa 24 milioni, ha acquisito ciò che restava della Cooperativa edilstrade imolese. L’offerta è stata messa nero su bianco in una proposta di concordato fallimentare, modalità prevista proprio dalla legge fallimentare, i cui dettagli sono stati pubblicati lo scorso 31 maggio in Gazzetta ufficiale. C Holding, si legge nella proposta, «intende perseguire il duplice obiettivo di proseguire nel completamento delle attività sui beni di proprietà Cesi e nella realizzazione dei piani industriali delle società del gruppo tuttora attive», nonché nella liquidazione dei creditori. Restano infatti ancora 5 società attive «partecipate al 100% dalla procedura, che risultano operative, con iniziative immobiliari da realizzare e 3 società partecipate pro quota da Cesi».
Nel 2012 il gruppo Cesi, che quest’anno avrebbe compiuto quarant’anni, risultava composto da 65 società. C Holding si è quindi impegnata a portare avanti le attività attraverso una newco, interamente controllata, e ad impiegare gli addetti Cesi rimasti in forze alla procedura di liquidazione. In tutto, quattro persone. Al momento della messa in liquidazione, quattro anni or sono, invece, i lavoratori erano circa 400, oltre 300 dei quali anche soci della cooperativa. «Quanto al personale dipendente di Cesi – riassume il documento – vi è stata una complessiva dismissione della forza lavoro in parte mediante ricollocazione presso altre società operative del gruppo e in parte mediante dimissioni volontarie, licenziamenti, pensionamenti e altro». Quello che il documento non dice, invece, è che per il territorio è stata una perdita ingente di posti di lavoro, amplificata dagli effetti a catena sull’indotto.
Nel corso della liquidazione sono state organizzate otto aste di beni mobiliari e immobiliari, che hanno permesso al commissario di rimpinguare le casse della procedura. La prima si è tenuta il 28 novembre 2015, l’ultima il 16 dicembre 2017. Grazie anche alle somme così incassate, Gaiani ha potuto effettuare cinque riparti successivi, a favore dei creditori. «Sono già stati soddisfatti interamente, quindi al cento per cento, i creditori privilegiati, per circa 30 milioni» sottolinea. Dopo quattro anni, nelle casse della procedura di liquidazione c’erano circa 22 milioni e 700 mila euro, derivanti, dettaglia Gaiani «da incasso crediti, cessione partecipazioni, transazioni e incasso cause in essere e vendite beni all’asta. Rimanevano ancora da alienare diverse tipologie di beni (38 lotti, Ndr), aree da sviluppare, cantieri, capannoni, alcuni dei quali già posti in asta, ma con esito negativo». A fronte di tutto ciò, tribunale e creditori hanno ritenuto comunque vantaggiosa l’offerta di C Holding. «La Cesi è stata una delle procedure più importanti degli ultimi anni dell’intera regione, sia in termini di numeri che di complessità – così Gaiani riassume la sua esperienza -. Sono molto soddisfatto sia per il lavoro svolto, per i rapporti personali che si sono creati soprattutto con alcuni degli ex dipendenti e anche per l’esito della procedura».
C Holding, detenuta al 70% dalla società bolognese Finross della famiglia Rossetti, è specializzata in ristrutturazione debiti, gestione insolvenze, acquisto crediti e cespiti da procedure fallimentari o concorsuali. Nel recente passato Finross ha assunto alcuni concordati fallimentari già omologati, tra cui quelli relativi alle società Mediafiction (già controllata da Cecchi Gori), Busi Group e Busi Impianti.
lo.mi.
L”articolo completo su «sabato sera» dell”11 ottobre.
Nella foto: il presidio dei lavoratori della «Cesi» nel luglio 2014