La storia di Sara Rouibi, giovane consigliera comunale di origini algerine che studia diritto delle migrazioni
Sara Rouibi, classe 1991, laureata in Giurisprudenza (attualmente frequenta un master sul diritto delle migrazioni), è la più giovane consigliera comunale di Castel San Pietro. E’ stata eletta con il Partito democratico quando ancora non aveva compiuto 23 anni, facendosi portavoce delle istanze delle fasce più giovani.
La storia della sua famiglia affonda le radici nella travagliata situazione sociale e politica dell’Algeria, paese di origine dei genitori, dei primi anni Novanta: il padre si trasferì a Castel San Pietro a fine anni Ottanta, raggiungendo il fratello che svolgeva gli studi nel bolognese. Poi, nel 1990, arrivò anche la moglie, esattamente un anno prima dello scoppio della guerra civile in Algeria, un terribile conflitto fratricida che si sarebbe prolungato fino al 2002.
Sara è nata a Castello, vivendo i primi anni della sua vita tra la realtà pacifica dell’Italia e quella violenta e precaria che i suoi parenti tratteggiavano nelle lunghe telefonate dall’Algeria. La passione per la politica deriva sicuramente dall’avere sperimentato le insicurezze e le difficoltà con cui gli immigrati di seconda generazione convivono ogni giorno. Da giugno cura una rubrica sul blog www.strisciarossa.it, nato dalla volontà di alcuni giornalisti appartenenti alla sinistra italiana. Si chiama «Diario di un’italiana» e raccoglie le storie di giovani figli di immigrati, una prospettiva differente per guardare al fenomeno delle migrazioni.
Quanto hanno influito le origini della sua famiglia e la sua formazione sulla scelta dell’area politica di appartenenza?
«Ho imparato molto presto a conoscere il valore della democrazia, soprattutto perché avevo la possibilità di raffrontare la situazione di uno stato libero e democratico come l’Italia a quella dell’Algeria, devastata dalla guerra. Questa consapevolezza, unita all’interesse per i diritti dell’uomo, mi ha indirizzato sia verso gli studi di Giurisprudenza che verso l’area politica di centrosinistra».
Come ha vissuto la sua condizione di italiana figlia di stranieri?
«Ho acquisito la cittadinanza italiana solo a sedici anni, ma non mi sono mai considerata differente dagli altri ragazzi. Ho lottato molto con le mie radici algerine, le vedevo come qualcosa di negativo che mi impediva di essere accettata. E’ stato solo maturando e studiando, in particolare la storia italiana e quella algerina, che ho imparato a conoscermi veramente e a considerare le due identità che convivono in me come una ricchezza».
Ha mai vissuto situazioni discriminatorie o episodi di razzismo?
«Episodi razzisti non ne ho mai vissuti e da questo punto di vista Castello è un luogo in cui i valori dell’accoglienza e della solidarietà sono tuttora centrali. Di certo ho sempre avvertito una certa differenza, come se dovessi colmare un gap tra me e gli altri, ma non ho mai riscontrato atteggiamenti ostili verso di me. Forse negli anni dell’adolescenza in cui ho portato il velo sono stata guardata con un po’ più di sospetto. Poi, diventando maggiorenne, ho scelto di toglierlo». (ri.ra.)
L”intervista completa è su «sabato sera» dell”11 ottobre
Sara se non ti conoscessi, non crederei…Sei una grande! Complimenti per la tua modestia e serietà.
Sara è una ragazza speciale