Il gruppo dei ballerini folkloristici castellani compie 90 anni: dai primi passi alla rinascita del 1973
Quella del gruppo ballerini folkloristici castellani è una storia che parte da molto lontano, dalla Castel San Pietro di novant’anni fa, da quel tempo in cui la vita ruotava attorno l’attività agreste e le tradizioni della campagna fungevano da collante tra i castellani.
Il gruppo nacque nel 1928 per iniziativa della signorina Maria Parenti e dal fonda-mentale contributo della numerosa famiglia dei Casadio Loreti, detti i «Lungòn», che per quasi trent’anni hanno costituito il nucleo fondamentale del corpo di ballo, proponendosi di rivitalizzare le musiche e i balli dei contadini, per i quali la danza era un momento di festa e di svago utile ad esorcizzare le fatiche del duro lavoro nei campi.
L’universo rurale castellano ne era protagonista assoluto: la pista da ballo era l’aia su cui si aveva lavorato tutto il giorno, i costumi dei ballerini erano i loro stessi abiti da lavoro e le musiche non avevano spartito, ma vivevano nella tradizione orale tramandata di generazione in generazione. Gli stessi balli, rimasti invariati negli anni, imitano i comportamenti degli animali da cortile o prendono spunto dalle vicende e dai momenti della vita agreste.
Alcune danze tradizionali, come La Roncastella o Il Galletto, hanno come tema il corteggiamento, mentre altre, come I Bolognesi, deridono i modi dei cittadini con il testardo orgoglio contadino che da sempre contraddistingue i castellani. Nel periodo precedente la seconda guerra mondiale il gruppo portò le tradizioni del paese in tutte le principali città italiane e all’estero, esibendosi ad Amburgo per il festival internazionale del Folklore e a Stoccarda per la festa dei Fiori.
L’inaspettato successo riscosso rese necessario trovare costumi più adatti degli abiti da lavoro. «Il nuovo costume fu trovato presso l’Archiginnasio di Bologna ed è quello che tutt’ora indossano i nostri ballerini» racconta l’attuale presidente del Gruppo, Carlo Varignana. Nel dopoguerra i danzatori castellani comparvero anche in televisione, nelle trasmissioni Campanile sera, Incontro a Bologna e La tv degli agricoltori e ricominciarono a girare l’Italia, fino al 1955.
«Ricordo che in quell’anno la famiglia Casadio Loreti perse uno dei suoi membri più giovani – dice Varignana -. Un lutto terribile, che li spinse a interrompere la loro attività di ballerini». Senza i «Lungòn» il paese si trovò improvvisamente privo del suo complesso folkloristico.
Dopo 18 lunghi anni, nel 1973, il gruppo rinacque a nuova vita grazie all’iniziativa di Carlo Varignana, all’epoca vicepresidente del corpo bandistico di Castel San Pietro. «La banda di Dozza aveva già da qualche anno un corpo folkloristico che riscuoteva successo e noi non volevamo essere da meno» ricorda. Varignana trovò un prezioso alleato in uno dei membri della famiglia dei «Lungòn», il signor Gino Casadio Loreti, che mise a disposizione la sua esperienza offrendosi di insegnare i balli tradizionali ai nuovi membri del gruppo. (ri.ra.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 20 settembre
Nella foto un”esibizione del 1974 al cinema Astra