Piano aria regionale, ecco le norme su camini e stufe a pellet. Nessun divieto per Comuni montani e ristoranti
Devono ancora entrare in vigore, ma hanno già creato molte polemiche le misure del Piano aria integrato regionale (Pair 2020) che, dal primo ottobre al 31 marzo 2019, impongono restrizioni all’uso di camini aperti tradizionali, stufe e caldaie con efficienza energetica inferiore al 75%, vale a dire di classe “1 stella”, poco efficienti e maggiormente inquinanti.
La Regione ha dunque deciso di intervenire per chiarire i motivi che hanno portato all’approvazione del provvedimento, ma anche per elencare le esclusioni dal divieto, che non sono poche. Partiamo dunque da queste ultime e in particolare dai Comuni montani: i divieti valgono sotto i 300 metri di altitudine, quindi nell’intero territorio dei Comuni appenninici le restrizioni (peraltro identiche a quelli del 2017) non si applicano, come non si applicano a tutte le abitazioni nelle quali stufe e camini rappresentino il solo impianto di riscaldamento esistente.
Ancora: possono essere accesi e utilizzati senza problemi gli impianti che non servono solo per riscaldare, bensì anche per cucinare o a fini commerciali. Per intenderci: il divieto non vale per ristoranti e pizzerie. Libero uso, infine, per tutti gli apparecchi a legna o pellet di classe “2 stelle” o superiori (l’indicazione è contenuta nei documenti forniti dal costruttore o rivenditore al momento dell’acquisto). A questa categoria certamente appartengono le installazioni acquistate con il contributo del Conto termico nazionale, costituito per incentivare l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili anche per impianti di piccole dimensioni.
Tornando invece alla genesi delle limitazioni, l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo, precisa che il Pair 2020 è stato approvato dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna senza voti contrari (Lega e M5S, così come Forza Italia e Fdi-An si sono astenuti, ndr) e che le misure erano contenute anche nell’Accordo di bacino padano sottoscritto dalla Regione Emilia-Romagna nel giugno 2017 con il Ministero dell’Ambiente e con Piemonte, Veneto e Lombardia. «Si tratta dunque – prosegue l’assessore – di limitazioni in vigore in tutte le regioni per azioni comuni contro l’inquinamento della pianura Padana. L’efficacia delle politiche dipende dalla condivisione delle scelte: per questo già il Piano Aria, rispondendo alle richieste dei territori, aveva escluso dalle limitazioni sui caminetti tutte le aree al di sopra dei 300 metri di altitudine. Il confronto avviato dalla Regione con i Comuni, Anci e Uncem porterà a rendere esplicita, con una norma specifica che sarà approvata entro settembre, l’esclusione dai divieti di tutti i Comuni montani dell’Appennino che non presentano superamenti dei valori limite della qualità dell’aria, rispetto ai quali è in corso la procedura di infrazione comunitaria».
Una notizia, quella della prossima approvazione di una norma esplicita che esclude il divieto per i Comuni montani, che viene accolta con soddisfazione dall’Uncem (Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani) il cui presidente regionale, Giovanni Battista Pasini, ha infatti commentato: «Sono soddisfatto del veloce esito positivo della vicenda riguardo a limitazioni assolutamente non applicabili nei territori montani che, notoriamente, vedono caminetti e stufe fra i principali strumenti per riscaldarsi e cucinare».
Il Piano che entrerà in vigore il primo ottobre prevede comunque, per il futuro, l’obbligo di installare solo impianti di classe 3 o superiore, mentre dal primo gennaio 2020 si alzerà l’asticella alla classe 4 o superiore, al fine di ridurre sempre più l’uso di vecchi camini molto inquinanti. Non si deve dimenticare, infatti, che in Emilia Romagna oltre il 50% delle emissioni di Pm10 è dovuto al riscaldamento domestico a biomassa, legna e pellet. Un camino aperto tradizionale emette, secondo i dati 2013 di Arpae, 2.880 tonnellate l’anno di Pm10, 1.228 è il quantitativo invece messo da una stufa a legna, a fronte delle 17 tonnellate di un impianto a metano.
Concludendo, per il Piano Aria la Regione ha investito per le 94 azioni previste 300 milioni di euro, dei quali 67 per l’efficienza energetica delle imprese, 53 milioni per la riduzione delle emissioni nell’agricoltura, 14 per la mobilità sostenibile. La cifra di 60 milioni, 50% dei quali cofinanziati dalle aziende di trasporto pubblico locale, sarà impiegata invece per sostituire 600 vecchi autobus. (r.c.)