Musei, viaggio nel patrimonio archeologico di Imola conservato nel complesso di Sante Zennaro
Il complesso del Sante Zennaro ospita anche il deposito archeologico dei Musei civici imolesi. Si trova sul retro dell’edificio occupato dal centro Casa azzurra, per persone con disabilità. Qui, nel seminterrato, sono custoditi i reperti portati alla luce negli scavi effettuati a Imola negli ultimi quarant’anni.
«Nel 2005 – racconta l’archeologa dei Musei civici, Laura Mazzini – finalmente si è deciso di riunire al Sante Zennaro il materiale in precedenza sparso tra più sedi, dalle scuole Carducci, al deposito comunale in via del Lavoro, da palazzo Tozzoni all’Osservanza. I reperti hanno così trovato una degna sistemazione, in attesa dell’allestimento del nuovo museo archeologico all’interno del complesso di San Domenico. La proprietà dei reperti è statale – sottolinea -. Il compito della Soprintendenza è tutelare il patrimonio comune e preservarlo per le future generazioni. I musei civici collaborano alla tutela e valorizzazione del patrimonio, che appartiene a tutta la comunità». Il deposito è dotato di grandi vetrate e tavoli, su cui miriadi di frammenti attendono di essere ricomposti. Sulle scaffalature sono ordinati contenitori e documenti, con l’indicazione dei singoli scavi. Ci sono poi vetrine e teche, che custodiscono i reperti già restaurati. Una sorta di «anteprima» museale.
Alle attività di riordino partecipano anche otto volontari, che ogni lunedì mattina, dalle ore 9 alle 12, si ritrovano qui con l’archeologa. «Sono una spalla importante – aggiunge -. Alcuni di loro hanno scelto di frequentare anche il corso che organizziamo con Università Aperta sulla storia dell’arte e l’archeologia del territorio imolese. Ultimamente, inoltre, abbiamo potuto contare sulla collaborazione della restauratrice Susanna Marabini, che indica ai volontari le tecniche migliori per la pulizia dei materiali».
La necropoli umbra
Alla destra dell’ingresso lo sguardo è attratto da un paio di grandi teche basse e rettangolari. Sotto le spesse lastre di vetro ci sono due tombe della necropoli umbra scoperta nel 1977 durante i lavori per la costruzione dell’Ospedale Nuovo. «In quella occasione – dettaglia l’archeologa Laura Mazzini – furono scoperte circa settanta tombe, a inumazione, con ricchi corredi. La presenza di questa popolazione è documentata in Romagna a partire dalla prima metà del VI secolo avanti Cristo e per tutto il secolo successivo e copre un areale che si estende dall’area centro italica alla fascia medio adriatica. Le tombe a inumazione erano disposte in circoli. Solo uno di questi è stato individuato interamente e scavato. Le sepolture presentavano diverse tipologie: il corpo poteva essere deposto direttamente in terra, in cassa lignea e in un solo caso in un tronco di albero. I defunti erano supini, con il corredo prevalentemente a destra e ai piedi. Punte di lancia e giavellotti erano quasi sempre presso il capo. Spesso si trovano oggetti frammentati, forse legati al rituale. A volte il corredo era fuori dalla cassa».
l mosaico della «domus del rasoio»
Appoggiata a una parete, spicca una grande porzione di mosaico. Le tessere chiare si alternano a quelle scure, a formare bei motivi geometrici. Scopriamo che si tratta di un pavimento. «Nel 2001 – ci racconta l’archeologa Laura Mazzini -, durante i lavori di ristrutturazione del museo di San Domenico, sono emersi i resti di una domus databile tra il I e il II secolo dopo Cristo. E’ stata chiamata “domus del rasoio” per il ritrovamento in loco di un antico rasoio in ferro, con manico in bronzo configurato a testa di pantera
La piazza dei Riario
Molti ricorderanno gli scavi che nel 2006 trasformarono temporaneamente piazza Matteotti in un sito archeologico. All’epoca ci fu molta curiosità per i rinvenimenti, come dimostrò la grande partecipazione degli imolesi alle visite guidate organizzate per condividere nell’immediato con la città le scoperte fatte. Poi è calato il silenzio. Al Sante Zennaro abbiamo ritrovato una porzione della pavimentazione originaria della piazza, di fine 1400, fatta realizzare dai Riario.
La tomba dipinta scoperta sotto il monumento
Sempre nel 2006, sotto il basamento del monumento ai Caduti, a una profondità di circa quattro metri, gli archeologi hanno scoperto una singolare tomba dipinta. «Era prossima all’abside della chiesa di San Lorenzo – ci spiega la Mazzini – che occupava buona parte dell’area, prima dei lavori avviati dai Riario per la costruzione di palazzo Sersanti e dell’ampia piazza antistante, da allora mantenutasi inalterata». La tomba è stata restaurata ed è ancora oggetto di studio. (lo.mi)
Il servizio completo è su «sabato sera» del 23 agosto
Nella foto l”archeologa Laura Mazzini durante una visita guidata
Quando è accessibile?
Il deposito archeologico è aperto anche al pubblico, il lunedì mattina, dalle 9 alle 12, previo appuntamento, fissato contattando il numero dei Musei civici, 0542/602609. (lo.mi.)